«L’unico soggetto interessato a calunniare» l’imprenditore «e farlo arrestare ingiustamente», facendo nascondere cocaina nella sua auto, «era Filograno, come emerge dagli atti, a partire dalla denuncia sporta» dall’imprenditore pochi giorni prima, «con cui si riferiva di aggressioni fisiche, pedinamenti e minacce di morte ricevute direttamente da Filograno o da anonimi, in un quadro riferibile alla relazione» che l’imprenditore «aveva intessuto con la moglie» di Filograno. È un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui nei mesi scorsi la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a due anni e 8 mesi di reclusione per detenzione di sostanze stupefacenti nei confronti dell’avvocato barese Gaetano Filograno, rigettando il ricorso dell’imputato.
La vicenda è relativa ai 26 grammi di cocaina che sarebbero stati nascosti nell’auto di un imprenditore per punirlo della relazione extraconiugale intrattenuta all’epoca dalla moglie dell’avvocato. In primo grado Filograno era stato assolto in abbreviato, mentre per il suo presunto complice (il consigliere comunale Nicola Loprieno) era stata emessa sentenza di non luogo a procedere in udienza preliminare. Dopo l’impugnazione della Procura, la Corte d’appello di Bari ha ribaltato la sentenza a carico di Filograno e ha mandato a giudizio Loprieno, attualmente a giudizio davanti al Tribunale di Bari (prossima udienza il 23 ottobre).
La Suprema Corte ricostruisce la vicenda condividendo le conclusioni dei giudici di appello: «Nel capo di imputazione - ricorda la Cassazione - non si afferma soltanto» che Filograno «e il coimputato Loprieno “procuravano” la cocaina, ma anche che» Filograno «agiva quale “istigatore” e Loprieno quale esecutore “del programma criminoso”». La difesa dell’imputato aveva contestato anche la credibilità del pregiudicato Nicola Piperis che quattro anni dopo, nel 2018, rivelò il complotto. Secondo la Cassazione, invece, attendibile, evidenziando anche «l’assenza di ogni contrasto o astio» con Filograno. Piperis potrà rifare quel racconto, rispondendo alle domande di accusa e difesa, nell’udienza di ottobre a carico di Loprieno, dove è citato come testimone.
Proseguendo nel ragionamento, i giudici di piazza Cavour, ritengono poi «inverosimile l’ipotesi per cui la droga sarebbe stata collocata di iniziativa di Loprieno e all’insaputa di Filograno e solo per fargli un favore. Consegue che la tesi difensiva - si legge nelle motivazioni - di un interesse e responsabilità a carico dei finanzieri che effettuarono il controllo sull’auto» dell’imprenditore (che per quella vicenda è stata processato e poi assolto), «appare del tutto destituita di correlazioni con il complessivo quadro probatorio».
Con la stessa sentenza la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’ex maresciallo della Finanza Enzo Cipolla, condannato a un anno e quattro mesi per tentata corruzione in atti giudiziari (avrebbe chiesto soldi all’imprenditore per insabbiare l’indagine a suo carico).