Mercoledì 08 Ottobre 2025 | 02:27

A Bari i clan e i social: i fari dell’Antimafia puntati sui rampolli delle famiglie criminali

 
isabella maselli

Reporter:

isabella maselli

A Bari i clan e i social: i fari dell’Antimafia puntati sui rampolli delle famiglie criminali

La rivelazione: dilaga l’uso delle piattaforme virtuali

Giovedì 14 Agosto 2025, 15:11

BARI -  Da tempo l’Antimafia ha acceso i riflettori sul rapporto sempre più stretto tra social e mafia: le vetrine virtuali diventano strumento per ostentare potere e presenza ma anche per mandare messaggi. Una «verità» documentata ormai da quasi tutte le indagini della Dda di Bari sui clan della città, soprattutto quando hanno per protagonisti i giovanissimi rampolli delle famiglie mafiose.

E così foto, video, storie con denaro e armi diventano il modo per comunicare ad amici, e anche a nemici, la propria affermazione criminale sul territorio, che spesso poi si manifesta in violenza fisica quando quei palcoscenici virtuali diventano le piste da ballo delle discoteche.

L’allarme è stato rilanciato di recente dal magistrato barese Francesco Giannella, coordinatore della Dda di Bari, audito in commissione antimafia alla Camera. «Abbiamo avuto nel corso degli ultimi due anni, soprattutto nel 2024, episodi di violenza commessi da giovani con giovani nelle discoteche, dove i ragazzi si presentano al preciso scopo di mettere in risalto la loro caratura criminale» ha detto il magistrato solo qualche settimana fa, spiegando che nella maggior parte dei casi «si tratta di rampolli di famiglie note, che si presentano alle discoteche pretendono di entrare senza pagare, senza essere controllati ed entrano regolarmente armati, con le tasche piene di droga». In queste situazioni, «si provocano e si fronteggiano palesemente e arrivano a contendersi il palcoscenico, perché oggi è tutto social, è tutto manifestazione esteriore».

Social, quindi, per parlare con immagini e gesti virtuali che siano messaggi e anche avvertimenti, ma anche per dimostrare un senso di impunità, quando in quelle foto c’è la prova di reati commessi. Una analisi dettagliata di tutto questo è contenuta nella informativa allegata agli atti dell’inchiesta sull’omicidio di Antonella Lopez, la 19enne uccisa a settembre 2024 nella discoteca Bahia di Molfetta, durante un agguato che vedeva come protagonisti i rampolli due famiglie rivali, da un lato un 21enne vicino al clan Strisciuglio del San Paolo, l’assassino reo confesso Michele Lavopa; dall’altro il nipote 20enne dell’omonimo boss di Japigia Eugenio Palermiti. Ad «amplificare il deplorevole fascino di tale fenomeno», cioè l’ostentazione della forza criminale con la violenza portata in luoghi pubblici come un locale di intrattenimento, contribuirebbe, secondo gli investigatori, «l’indiscusso intenso utilizzo dei social network per cui sulle bacheche o chat o storie, un “like” di troppo o un commento “non gradito”, diviene “offesa pubblica” e motivo di tenzone che trova sfogo prima virtualmente con invettive e frasi minacciose poi praticamente sul territorio».

Del resto, basta osservare le «storie» pubblicate sui profili social di molti giovanissimi vicini ai locali gruppi criminali: scelgono nickname di supereroi, fotografano migliaia di banconote e armi clandestine, pubblicano video in cui sfrecciano in moto a tutta velocità, ben oltre i limiti. E questi post vengono condivisi centinaia di volte, attirando decine di migliaia di like, anche da nomi noti agli ambienti malavitosi.

Una sorta di «sfida» allo Stato, se si pensa a due esempi su tutti: nelle ore in cui il giudice stava decindendo sulla misura cautelare da applicare al rampollo dei Capriati di Bari Vecchia, bloccato in flagranza con addosso droga e armi, il ragazzo scriveva su TikTok. O, ancora, il giovane pluripregiudicato del San Paolo che mentre era agli arresti domiciliari decise di organizzare una festa di compleanno con gli amici pubblicando poi sui social le foto della tavola imbandita con patative e spumante e invitati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)