BARI - «Sono persone». Con queste semplici parole, cariche di umanità, il sindaco Enrico Dalfino provò a spiegare al mondo quello che stava accadendo a Bari l’8 agosto 1991. Quel giorno, la città si svegliò di fronte a una scena destinata a diventare storica: una nave mercantile, la Vlora, attraccava al porto con a bordo circa 20mila cittadini albanesi, stremati, affamati, in fuga dalla miseria e dalla disperazione.
Sono passati 34 anni da allora, ma il ricordo è ancora vivido nella memoria collettiva. Non solo per le immagini drammatiche, ma per ciò che accadde dopo, per come la città reagì, per quello che rappresentò: la trasformazione improvvisa e potente dell’Italia da terra di emigranti a terra di approdo.
«Ero all’estero in quel periodo - racconta Giuseppe Dalfino, figlio dell’allora sindaco - e venni a conoscenza di quanto stava accadendo solo quando tutto era praticamente già finito. Mio padre fu profondamente segnato da quell’evento. Cambiò». Per Enrico Dalfino non fu solo una crisi amministrativa, fu piuttosto una questione morale, personale, umana. Di fronte a una folla immensa, arrivata senza nulla, si trovò a scegliere: contenere e respingere oppure e capire. Scelse la seconda strada. Una strada scomoda, che gli costò molto. «Si sentì, in un certo senso, aggredito dallo Stato - prosegue il figlio Giuseppe - che non riuscì a capire le sue intenzioni. Secondo lui, a una situazione del genere non si poteva rispondere solo con misure rigide, ma con umanità. Era un professore di diritto pubblico e amministrativo, per lui il rispetto dei diritti umani era naturale quanto respirare».
Lo Stato reagì diversamente: contenne, rinchiuse le persone nello Stadio della Vittoria, in condizioni difficili, senza servizi, nutrendole con lanci di viveri dagli elicotteri. «Sembrava il Cile di Pinochet - racconta - una scena che non ti aspetti nel tuo Paese». Le parole dure del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che lo definì un «cretino», lo colpirono profondamente. «Mio padre voleva solo sapere perché. Chiese pubblicamente di spiegare il motivo di quelle parole».
Ma a Bari la città rispose. Con cuore, con coraggio. «All’epoca dei fatti, la maggior parte dei baresi era in vacanza - ricorda Mimmo Magistro, allora consigliere comunale con delega allo Sport - io ero a Ugento. Mi chiamò Enrico Dalfino alle quattro del mattino, alle sei ero già in città. Le prime ore furono caotiche. Bisognava trovare un posto per quelle migliaia di persone». La soluzione fu lo Stadio della Vittoria, ormai in disuso. «Il sindaco fu chiarissimo: “Non possiamo rimandarli indietro”, disse. Non era una questione politica, era fame, bisogno». Tutto il consiglio comunale si unì a lui: «Furono giornate intense. Ricordo che fui incaricato di tenere i rapporti con il Quirinale e con il Ministero dell’Interno e avevo uno di quei telefoni portatili enormi. Cercavamo di gestire l’emergenza, salvare chi potevamo».
Anche Giuseppe Dalfino conserva un ricordo personale intenso. «Ero in Venezuela, in vacanza. Non c’erano telefoni né giornali. Un amico mi portò un quotidiano con la foto della Vlora e il titolo con l’insulto a mio padre. Fu uno shock. Quando riuscii a chiamare casa, papà mi disse solo che era tutto finito e di stare tranquillo. Ma io, al mio ritorno, vidi quanto quella ferita lo avesse segnato». Due anni dopo, Enrico Dalfino morì per un tumore al cervello. «C’è chi dice che lo stress di quei giorni possa aver avuto in qualche modo un ruolo - conclude Giuseppe - . Ma ciò che conta è che in mezzo al dolore, trovò conforto nel popolo barese. A casa arrivarono più di 4mila telegrammi da tutta Italia, messaggi di sostegno, inviti a non arrendersi: chiaro segnale per lui di aver fatto la cosa giusta».
A 34 anni dallo sbarco della Vlora, Bari si prepara a commemorare uno degli eventi più significativi della sua storia recente. La giornata inizierà con il giuramento per l’acquisizione della cittadinanza italiana di due cittadini albanesi, alle 10 nella Sala Giunta di Palazzo di Città; un evento che sarà poi seguito, alle 10:30 dalla firma di una lettera d’intenti tra Bari e Valona, a rafforzare il legame tra le due realtà. Nella sala consiliare sarà poi ricordata la figura del sindaco Enrico Dalfino, simbolo di umanità e coraggio. La giornata si concluderà infine alle 18:30 con una cerimonia commemorativa aperta alla cittadinanza in largo «Sono Persone 8-8-1991», per rinnovare il ricordo e l’impegno all’accoglienza.