Michelle Baldassarre, la 56enne suicida di Santeramo in Colle, il cui corpo senza vita, trafitto da una lama e carbonizzato, fu trovato il 9 febbraio 2023 in campagna, «era una donna che evidentemente soffriva molto, aveva sopportato tanto dolore anche prima a causa delle angherie, reiterate senza freni, anche davanti alle bambine piccole che lei cercava di proteggere sul piano psicologico, limitandosi a denunciare solo la fase più terribile, quella finale, del rapporto, allorquando l’uomo aveva oltrepassato anche i limiti della sua straordinaria capacita di sopportazione, non lasciandole più, davvero, alcuna speranza di andare avanti». È uno stralcio delle motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Bari che nei mesi scorsi ha dimezzato la condanna per il 57enne Vito Leonardo Passalacqua, il marito (violento) da cui la vittima si stava separando. I giudici hanno ridotto da 7 anni a 3 anni e 8 mesi di reclusione la pena per l’uomo, processato con rito abbreviato per i presunti maltrattamenti sulla moglie e sulle due figlie, all’epoca minorenni.
La Corte, infatti, accogliendo in parte il ricorso della difesa di Passalacqua, gli avvocati Nicola Lanzolla e Maurizio Tolentino, ha dichiarato la nullità della sentenza di primo grado nella parte in cui riconosceva la responsabilità per i maltrattamenti aggravati sulle figlie. Una questione processuale - non di merito - perché, trattandosi di abbreviato, l’accusa non avrebbe potuto modificare l’imputazione quando il processo era ormai in fase conclusiva, dopo l’audizione delle figlie (risarcite dal padre, con conseguente revoca della costituzione di parte civile). Sugli abusi alle ragazze, però, gli atti sono stati trasmessi alla Procura perché valuti se aprire una nuova indagine.
Intanto la difesa di Passalacqua non si ferma e fa ricorso in Cassazione per ottenere un ulteriore sconto, contestando le aggravanti della minorata difesa e della violenza assistita. L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla pm Silvia Curione, era partita dopo la denuncia della donna, il 21 dicembre 2022, all’indomani dell’ennesima violenta aggressione da parte del marito. Lui quarantotto ore dopo era finito agli arresti domiciliari e lei in una comunità, dalla quale era poi uscita 40 giorni dopo, poco prima di togliersi la vita. Anche sulla morte della donna era stata aperta una inchiesta per istigazione al suicidio, finita in archiviazione. È arrivata invece a processo - ormai dopo il decesso della 56enne - quella per i presunti maltrattamenti, che l’uomo ha sempre tentato di sminuire, parlando di «alzate di voce sicuramente con alterchi», «succedeva che andavo sopra le righe», ma sempre negando «calci, pugni, dita in faccia con pressioni».
«La realtà - dicono i giudici di appello - era ben diversa. La sofferenza manifesta con cui le figlie hanno narrato il vissuto familiare, ed in particolare il dolore della madre, bloccata dalla paura, intimorita dalla aggressività dell’uomo, sottomessa e costretta al silenzio o all’accettazione dei soprusi dinanzi alle figlie, tendenzialmente costretta a fornire una evanescente giustificazione per quegli inaccettabili comportamenti allo scopo di salvare una apparente “normalità” nel nucleo familiare, ma fortemente addolorata per quanto in tre erano costrette a patire, è la pietra probatoria più solida per irrobustire il giudizio di condanna». Passalacqua viene descritto come «un uomo violento, autoritario, prepotente, animato da un disegno personale teso a denigrare la moglie di fronte a parenti, familiari ed amici per dissolverne la personalità».
«Le ragazze, - evidenzia la Corte - con la loro leale testimonianza senza veli, hanno mostrato una cornice intima sconcertante, una esistenza estremamente lancinante per la donna, attinta da costanti violenze fisiche, pesantemente accusata di inadeguatezza come madre, annichilita moralmente ma anche fisicamente davanti alle figlie, con pretese correzioni di tipo educativo impartite sulla base di assurdi parametri personali». La vittima, cioè, ricostruiscono ancora i giudici d’appello, che parlano di «accadimenti gravissimi», «era fortemente oppressa sotto ogni punto di vista, completamente sopraffatta dal marito, che la mortificava continuamente».