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Bari, indagini quasi concluse sul crollo della palazzina di via Pinto: presto la prima relazione sulle cause

 
isabella maselli

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isabella maselli

Bari, indagini quasi concluse sul crollo della palazzina di via Pinto: presto la prima relazione sulle cause

E il Comune lavora per riaprire la strada al traffico dopo 135 giorni. Tre famiglie sono ancora ospitate nello studentato Adisu a spese del Comune, ma dovranno lasciare la struttura entro fine mese

Sabato 19 Luglio 2025, 12:53

La fase preliminare dell’inchiesta sul crollo della palazzina di via Pinto, nel quartiere Carrassi di Bari, è quasi conclusa. Il consulente tecnico nominato dalla Procura per una prima analisi dello stato dei luoghi, con l’obiettivo di individuare le possibili cause del cedimento strutturale e quindi ipotizzare eventuali responsabilità, è in questi giorni in città, sul cantiere dell’immobile imploso, per gli ultimi sopralluoghi. Nel cratere dove per oltre due mesi sono andate avanti le operazioni di rimozione delle macerie, sono rimasti i pilastri che come grissini, alle 18.44 del 5 marzo scorso, si sono spezzati o sbriciolati sotto il peso del fabbricato. Il procuratore aggiunto Ciro Angelillis e la pm Silvia Curione hanno conferito l’incarico al professor Antonello Salvatori, ingegnere e docente di scienze delle costruzioni, esperto in crolli e nominato anche nelle indagini post terremoti di L’Aquila e Amatrice. In questi mesi il consulente ha esaminato i reperti che di volta in volta, in accordo con la ditta che si è occupata di bonificare l’area, venivano selezionati, messi da parte e trasferiti in un laboratorio.

Ha studiato i materiali di travi, muri, pilastri, cornicioni e anche delle strutture che qualche giorno prima del crollo erano state posizionate nel vano interrato per una prima messa in sicurezza prima delle attività di consolidamento appena iniziate. Ne ha stabilito densità e composizione, confrontando l’analisi diretta delle strutture e dei frammenti con le schede tecniche, anche storiche, del fabbricato. L’obiettivo di questa prima consulenza, disposta con l’indagine tuttora a carico di ignoti, quindi senza contraddittorio, è proprio capire se gli ultimi lavori fatti sull’immobile o quelli precedenti abbiano determinato la situazione di instabilità e fragilità che ha poi determinato l’improvvisa implosione. Nei giorni successivi al crollo residenti e condomini hanno denunciato lo stato di degrado di alcune parti del palazzo, segnalando infiltrazioni di acqua (pioggia e fogna) ma anche crepe nelle pareti. Quando il civico 6 è venuto giù, ha sventrato anche la palazzina accanto (quella al civico 16, tuttora disabitata) e ci sono volute settimane per mettere in sicurezza la zona. Ora la Procura, che ha sequestrato l’area dell’immobile crollato, dovrà tirare le somme. Quando nei prossimi giorni il consulente depositerà la sua relazione, i pm valuteranno se e chi iscrivere nel registro degli indagati per poi, forse, procedere ad un nuovo accertamento tecnico, questa volta esteso a tutte le persone coinvolte: i possibili responsabili del «crollo colposo» (questa è al momento l’ipotesi di reato), ma anche le persone offese, cioè coloro che hanno perso la casa.

Intanto, a 135 giorni dal crollo e dallo sgombero degli edifici adiacenti, tre famiglie sono ancora ospitate nello studentato Adisu di Poggiofranco a spese del Comune, ma dovranno lasciare la struttura entro fine mese. Nel frattempo i proprietari di entrambe le palazzine, quella crollata e quella pericolante accanto, stanno valutando cosa fare: i primi se e come ricostruire, i secondi se demolire quello che resta ed edificare un nuovo immobile oppure ristrutturare l’esistente.

Anche per gli uffici comunali sono giornate di valutazioni sul da farsi. A partire dalla riapertura della strada, chiusa al traffico ormai da più di quattro mesi. Questo potrebbe essere disposto già nelle prossime ore. Quello su cui, invece, si dovrà attendere ancora, è la procedura amministrativa che consentirà di restituire agli ex residenti delle case sbriciolate nel crollo gli effetti personali recuperati tra le macerie. Si tratta di decine di bustoni che contengono oggetti, fotografie, documenti, vestiti, qualche mobiletto e soprammobile. In alcuni casi tutto ciò che resta dei ricordi di una vita. Nei giorni scorsi la Procura ha disposto il dissequestro di quei beni, autorizzando la restituzione ai legittimi proprietari. La verità sulle cause del crollo potrebbe essere vicina, ma la vita di tante famiglie resta sospesa.

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