Si terrà martedì l’ultimo confronto ad ampio raggio sul tema della movida. Il sindaco Vito Leccese incontrerà residenti, esercenti e associazioni giovanili per illustrare i punti salienti della nuova ordinanza che regolerà lo svago serale. Una visione che dovrebbe riguardare l’intera città, ma inevitabilmente si concentrerà soprattutto sull’Umbertino, dopo l’ultima iniziativa assunta da venti residenti che chiedono all’amministrazione comunale un risarcimento da 49.990 euro ciascuno per i danni patrimoniali (per il deprezzamento degli immobili del quartiere), psicologici e biologici procurati dagli eccessi dello svago serale nella zona.
Al momento, l’azione poggia su un tentativo di conciliazione giudiziale: uno strumento esperibile per i risarcimenti inferiori a 50mila euro: se l’ente locale dovesse procedere alla soddisfazione complessiva di questo primo gruppo di residenti, la «mala» movida costerebbe alle casse comunali poco meno di un milione. Scontato che tale mozione finirà nel dialogo, ma chi richiede il risarcimento intende tenere le questioni ben separate, attendendo la risposta ufficiale dell’avvocatura comunale.
Quasi tutti abitano nel punto clou della movida: ovvero tra via Cognetti, via Abbrescia e Largo Adua, dove la concentrazione di locali è massima ed un imponente carico antropico si alleggerisce solamente alle prime ore del mattino pregiudicando la quotidianità di persone impegnate in attività lavorative, di bambini e giovani in età scolare, ma anche di portatori di disabilità.
E sono proprio le categorie più deboli a soffrire dell’escalation incontrollata di locali adibiti alla somministrazione di cibo e bevande, giunti ormai a quota novanta esercizi concentrati in pochi isolati. Il diritto al riposo, inoltre, risulta violato dagli schiamazzi che proseguono fino alle 4-5 del mattino, nonché dai rumori musicali provenienti dall’interno degli esercizi commerciali. La congestione dei locali influisce anche sul traffico che viene rallentato e ostacolato. Inficiati anche la sicurezza e il decoro urbano: la mattina strade e marciapiedi si trasformano in tappeti di bottiglie e di bicchieri di plastica.
«La movida dell’Umbertino è pesante da sopportare soprattutto per chi soffre per problemi di salute e disabilità», afferma una residente. «Tavolini improvvisati invadono i marciapiedi costringendo chi si muove in sedia a rotelle a spostarsi sulle carreggiate delle auto per raggiungere la propria abitazione. I continui rumori così forti, peraltro, scatenano autentiche crisi di panico in chi convive con determinate patologie. La Costituzione prevede il diritto al riposo e alla salute. Non dormire in maniera serena per giorni è una tortura per chiunque, ma ancor di più per chi ha debolezze. Ogni notte si va a letto con l’incognita di non conoscere la qualità del sonno o quando si ci si addormenterà. Forse Bari è l’ultima città italiana a richiedere alla sua amministrazione comunale un risarcimento che altrove è stato riconosciuto puntualmente ai residenti. Tanti di noi abitavano nell’Umbertino prima dell’incredibile sviluppo che ha avuto il quartiere negli ultimi dieci anni. Non siamo andati noi ad abitare in una zona scandita dalla ritmi notturni, ma è la movida che è venuta da noi, senza regole. Chiediamo soltanto di rispettare la nostra libertà. Siamo a tutti gli effetti impediti nell’essere efficienti quotidianamente nelle nostre attività: sembra che siamo ultimi rispetto ai diritti di chi ha aperto delle attività economiche o addirittura di semplicemente vuole divertirsi».
«Nel merito delle richieste risarcitorie ormai vi è giurisprudenza consolidata che riconosce la responsabilità oggettiva delle amministrazioni comunali per i danni alla salute subiti dai residenti a causa dei fenomeni negativi caratterizzanti la mala movida», aggiunge l’avvocato Mauro Garganop, presidente del comitato per la salvaguardia dell’Umbertino. «A seguito di questa azione la tutela dei diritti primari dei residenti dovranno tornare in primo piano e non essere sacrificati a favore degli interessi economici di qualcuno».
Difficile sbilanciarsi sulla possibilità che l’azione avanzata dai residenti possa muovere il sindaco Leccese a modificare i criteri che ispireranno la nuova ordinanza sulla movida. Il primo cittadino non vorrebbe riprendere le restrizioni sugli orari di chiusura e le modalità di asporto già adottate da ottobre a gennaio scorsi, bensì rendere «norma» il codice di autoregolamentazione proposto dai gestori dei locali. L’istituzione permanente degli «street controllers» e degli «ambasciatori del rumore» dovrebbe diventare obbligatoria per tutte le attività dedicate al «food & beverage», così come dovrebbero essere intensificati i controlli soprattutto sulla somministrazione di alcol dopo mezzanotte (come dispone la legge nazionale). Il tentativo è disciplinare il fenomeno provando ad accontentare tutte le componenti. Un puzzle difficile da comporre.