BARI - L’annuncio c’è e attraversa tutta la zona industriale di Bari con cartelloni montati che a chiare lettere dichiarano la presenza di cinquecento telecamere e sistemi di monitoraggio ambientale. Gli occhi del grande fratello puntati sugli insediamenti industriali, installati grazie ad un finanziamento del Ministero, sono stati anche collaudati lo scorso 21 maggio. Manca, però, un protocollo di intesa tra Prefettura e Forze dell’ordine per attivarli.
Nel cuore economico del nostro territorio, sede di grandi aziende, anche multinazionali, la fotografia è la stessa da tanti anni: rattoppi sulle strade e tappeto di rifiuti di ogni genere abbandonati nelle zone incolte e ai lati della carreggiata. Spesso si trasforma anche in paradiso dei rifiuti smaltiti illecitamente, con resti di lavorazioni che vengono gettate nelle zone più buie, lontane da occhi indiscreti.
Il totale abbandono di lotti confinanti con attività produttive già avviate, li trasforma in spazi adibiti a discarica per i rifiuti e rifugio per ogni tipo di animali e, con l’avvicinarsi delle ondate di caldo, in una zona potenzialmente a rischio incendi.
«La manutenzione delle strade è gestita completamente da noi – spiega Fabio Di Cristo, presidente Asi Bari. Certo non è facile tenere sotto controllo un territorio così ampio. Metteremo a bando un progetto che prevede l’adozione di aree verdi da parte di privati in cambio di pubblicità. Sono piccoli strumenti per cercare di rendere la nostra zona industriale più bella e attrattiva».
Tanti i progetti cuciti in passato su questo fazzoletto di area tra Bari e Modugno. Qualcosa ha lasciato il segno: le rotatorie, per esempio, che rendono il traffico più scorrevole ma che sono adornate da aiuole ormai ingiallite e secche. Non va meglio per la viabilità, a parte qualche intervento di recente realizzazione, ci sono isole spartitraffico completamente ricoperte da erbacce. In altre i cartelli sono divelti. In altre ancora lo spartitraffico è letteralmente crollato. Rattoppi e buche costringono, per fortuna, a moderare la velocità.
L’area si sviluppa a macchia di leopardo: tra stabilimenti in crescita e cancelli diroccati. Tra parcheggi occupati da dipendenti e aree abbandonate al degrado. La rete stradale è dissestata in diversi punti ma le piste ciclabili, seppur discontinue, sono pronte. Così come le fermate degli autobus che si alternano a quelle vecchie e arrugginite dal tempo e dall’inerzia.
Assenti i supermercati e le farmacie. I bancomat sono scarsi o quasi inesistenti. Un tempo qualcuno immaginò anche un asilo che sarebbe stato funzionale per le tante donne che lavorano in questa area della città.
«Recentemente – spiega Di Cristo – un privato ha proposto la realizzazione di una scuola materna ma il luogo scelto non ha caratteristiche consone alla sua destinazione». Niente da fare, quindi.
Ma nella zona industriale ci sono anche operai al lavoro e Fondi europei di sviluppo regionale finalmente sbloccati che potenzieranno i servizi. «Siamo al lavoro – assicura il presidente Asi – perché sono anni che questa area attende delle risposte. Noi siamo pronti con una serie di interventi che renderanno questa area più attrattiva e più sicura. Sono stati già implementati nuovi impianti di illuminazione. Le telecamere installate saranno attivate a stretto giro. Punteremo a rendere questo insediamento industriale un’area aperta alle famiglie. Un luogo più accogliente. Le idee ci sono e molti progetti sono in cantiere. Sono certo che faremo del nostro meglio».