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Codice Interno, traffico di droga a Bari: 40 condanne, le pene più alte inflitte al boss Eugenio Palermiti e al figlio Giovanni

Codice Interno, traffico di droga a Bari: 40 condanne, le pene più alte inflitte al boss Eugenio Palermiti e al figlio Giovanni

 
isabella maselli

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isabella maselli

Palermiti, il boss sanguinario che ha tenuto in scacco un pezzo di economia barese

Gli imputati condannati perché ritenuti membri dell’associazione dovranno anche risarcire la Regione Puglia, costituita parte civile, e ripagare le spese legali sostenute dall’ente

Venerdì 30 Maggio 2025, 16:44

31 Maggio 2025, 12:33

Oltre quattro secoli di carcere per i narcotrafficanti di Japigia, componenti di quella che la Dda ha ribattezzato la «società della guerra» tra i clan Parisi e Palermiti, nata all’indomani della primavera di sangue del 2017. Per la precisione, la gup Valeria Isabella Valenzi ha condannato, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, quaranta imputati a pene comprese tra i 20 anni e i 2 anni e 4 mesi di reclusione e ne ha assolti otto.

I due clan, fino a meno di un decennio fa «confederati», dal 2017 in poi divennero un unico gruppo mafioso con tanto di soci, quote (600mila euro iniziale di capitale sociale), cassa comune, suddivisione di ruoli e compiti. Core business della società, promossa da Domenico Milella, ex braccio destro del boss Eugenio Palermiti e ora «pentito», era il traffico di droga. La guerra da combattere era quella con l’ex sodale traditore Antonio Busco, cominciata a gennaio di quell’anno a colpi di agguati (tre omicidi in quattro mesi) proprio per la gestione delle piazze di spaccio.
i capi clan I primi anni di vita del «neonato» sodalizio sono racchiusi negli atti del processo nel quale sono stati ora condannati 40 imputati, tra cui il boss Eugenio Palermiti e il figlio Giovanni. Venti i soci fondatori (18 dei quali finanziatori, 12 a quota intera di 40mila euro e gli altri a metà quota): ci sono Palermiti padre e figlio (condannati rispettivamente 20 anni e 18 anni di reclusione), Filippo Mineccia, cognato del boss Parisi (20 anni), Radames Parisi, nipote del capo clan Savinuccio (18 anni e 6 mesi).

L’inchiesta, coordinata dai pm Antimafia Fabio Buquicchio ed Ettore Cardinali, ha documentato la nuova modalità imprenditoriale di gestione del business degli stupefacenti, dalla guerra di mala della primavera 2017 fino al 28 settembre 2018 (data dell’arresto di Milella). Una «guerra» che - hanno rivelato i pentiti e confermato le indagini - ha cambiato il volto del quartiere e anche le alleanze.

Oltre ai vertici dei due clan, sono stati condannati a 20 anni di reclusione anche Raffaele Addante, Michele Ruggieri e Silvio Sidella. Inflitti 19 anni e 6 mesi a Francesco Triggiani; 17 anni e 6 mesi a Umberto Lafirenze; 14 anni e 8 mesi a Raffaele Castoro e Domenico Lagonigro; 13 anni e 8 mesi a Sebastiano Ruggieri. La gup ha condannato, inoltre, Vito Sebastiano (12 anni); Edoardo Caizzi, Michele Calzolaio e Mario Maffei (11 anni e 10 mesi); Michele De Salvatore (11 anni); Nicola Bruno (10 anni); Riccardo Campanale (9 anni); Francesco Cascella, Giancarlo Cianciolo, Giacomo De Gennaro (8 anni e 10 mesi); Angelo Giannini (8 anni); Giuseppe Loglisci (7 anni e 6 mesi); Vito Rinaldi (7 anni e 4 mesi); Filippo Martiradonna (6 anni e 10 mesi); Antonio Ripoli (6 anni e 6 mesi); Massimiliano Bottalico, Giovanni Mastrorilli e Pasquale Leonardo Tritta (6 anni e 4 mesi); Antonino Palermiti (6 anni e 2 mesi); Michele Mottolese (5 anni e 4 mesi); Michelangelo Maselli (5 anni e 2 mesi); Antonio Teseo (4 anni e 8 mesi); Giuseppe Tagarelli (3 anni e 6 mesi); Nicola Attolico ed Emilio Moretti (3 anni e 4 mesi); Giovanni Pace (3 anni); Attilio Caizzi (2 anni e 10 mesi); Giovanni Gagliardi (2 anni e 4 mesi).
Trentacinque dei 40 imputati condannati, tutti quelli ritenuti responsabili del narcotraffico organizzato, dovranno anche risarcire la Regione Puglia, costituita parte civile.

Il giudice ha assolto da tutti i reati Paolo D’Amato (difeso da Andrea Melpignano e Carlo Russo Frattasi), Onofrio Addante (avv. Nicola Lerario), Giovanni Ferrante e Nicola Lorusso (avv. Libio Spadaro), Maurizio Larizzi (avv. Raffaele Quarta), Giovanni Masodine e Giovanni Samuel Sidella. Assolti dal traffico di droga (condannati solo per alcuni episodi di spaccio) anche De Gennaro, Moretti, Tagarelli, Teseo e Tritta. Per alcuni di loro è stata disposta l’immediata scarcerazione. Prosciolto Domenico Luciani per prescrizione dei reati. Stralciata per motivi di salute la posizione di Michele Parisi, fratello del boss Savinuccio.

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