BARI - Finiscono alla sbarra due dei falsi figuranti dei servizi televisivi realizzati dall’ex inviato pugliese di Striscia la Notizia Domenico De Pasquale, in arte Mingo. Il processo sulla presunta truffa a Mediaset per quei servizi tarocchi (nel quale sono stati imputati De Pasquale e la moglie Corinna Martino, amministratore unico della Mec Produzioni Srl di cui il marito era socio) si è chiuso alcuni mesi fa in appello con la prescrizione dei reati. Nel corso del primo grado, però, per quattro persone che aveva testimoniato in aula era stata disposta la trasmissione degli atti per falsa testimonianza. Per loro la Procura ha chiesto il processo e nei giorni scorsi si è celebrata l’udienza predibattimentale. Due sono stati rinviati a giudizio (il processo inizierà il 3 ottobre), gli altri due - assistiti dagli avvocati Roberto Tartaro e Federico Straziota - sono stati prosciolti.
Le presunte false dichiarazioni rese durante il processo per truffa si riferiscono a quattro udienze celebrate dinanzi al Tribunale di Bari tra ottobre 2019 e gennaio 2020. I testimoni avrebbero mentito dicendo di aver lavorato come figuranti per alcuni servizi, dichiarando anche trasferte in giro per la Puglia mai fatte (dall’analisi dei tabulati telefonici).
Quelle false testimonianze si riferivano a vicende risalenti a più di dieci anni fa, cioè il periodo in cui Mingo e la moglie avrebbero realizzato i servizi ritenuti artefatti. I due, era l’ipotesi accusatoria che in primo grado era costata la condanna di entrambi a 1 anno e 2 mesi di reclusione, avrebbero truffato Mediaset facendosi pagare alcuni servizi relativi a fatti inventati ma spacciati per veri, e facendosi anche rimborsare costi non dovuti per figuranti e attori. I falsi servizi realizzati per il tg satirico più famoso d’Italia sono andati in onda tra il 2012 e il 2013. La Procura di Bari aveva accertato, per esempio, che non esisteva alcun agente interinale che a Cassano delle Murge offriva posti di lavoro dietro compenso. Il sedicente Girolamo «scoperto» dall’ex inviato di Striscia era in realtà un attore ingaggiato dalla Mec per recitare quella parte. Stesso discorso per tale Marcello, interpretato da un non meglio precisato «Gino» nel ruolo di un assicuratore «pizzicato», sempre secondo il copione, mentre a Noicattaro rilasciava polizze false dietro compenso. Completamente inventato anche il servizio su una presunta manager che a Turi assumeva giovani lavoratori in cambio di prestazioni sessuali. Ad essere raggirati non solo i telespettatori, ma il Gruppo Mediaset che riteneva veritieri quei servizi, subendo così un danno economico pari al profitto percepito da Mingo e consorte per pezzi «tarocchi».
In appello i reati si sono prescritti, come si è prescritta qualche mese fa anche la calunnia per la quale Domenico De Pasquale e Corinna Martino sono finiti alla sbarra in un processo parallelo: questa volta l’accusa per loro (condannati in primo alla pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione) era di aver incolpato, pur sapendolo innocente, di abuso d’ufficio e falsità ideologica il poliziotto che aveva condotto le indagini sulla truffa a Mediaset (che dovrà essere comunque risarcito).
Le bugie raccontate nel processo, però, non sono ancora scalfite dal tempo. E così, un rivolo di quella storia approderà ancora una volta in un’aula di giustizia.