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L’affondo degli avvocati di Olivieri: «Nessuno indaga sul mondo di mezzo»

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

giacomo olivieri con gli avvocati

Anche Canonico partecipò alle elezioni comunali di Bari del 2019. La difesa durante il processo «Codice Interno»

Martedì 20 Maggio 2025, 12:07

BARI - L’indagine Codice Interno «aveva acquisito una pluralità di elementi che avrebbero non dico potuto ma talvolta anche dovuto indirizzare l’indagine verso quello che noi chiamiamo ormai il mondo di mezzo: è quello che non utilizza il metodo mafioso, ma incide col suo malaffare sulle scelte politiche e amministrative». È l’accusa che uno dei difensori di Giacomo Olivieri, l’avvocato Gaetano Castellaneta, ha lanciato durante l’arringa nel processo in cui l’ex consigliere regionale - finito in carcere a febbraio 2024 - rischia una condanna a dieci anni. Lo stesso processo in cui Olivieri, 63 anni, ha parlato a lungo il 12 febbraio davanti al gup Giuseppe De Salvatore per raccontare gli accordi a suo dire stretti durante le elezioni comunali di Bari del 2019: quelle in cui nella squadra che insieme a lui ha portato alla vittoria delle primarie del centrodestra il candidato Pasquale Di Rella c’era anche l’imprenditore Nicola Canonico che - come gli altri due - era un transfuga della sinistra.

Olivieri ha ammesso di aver comprato voti per favorire la moglie (poi eletta e quindi transitata nel centrosinistra), ma nega di essersi consapevolmente rivolto ai clan mafiosi così come gli contesta la Dda di Bari con i pm Marco D’Agostino e Fabio Buquicchio. La critica della sua difesa è però più ampia: le indagini baresi, secondo Castellaneta, hanno «evidenziato un più ampio progetto che si stava realizzando, sponsorizzato da precisi accordi e da soggetti ben individuati». Quel «mondo di mezzo», espressione resa celebre dal processo Mafia capitale per indicare chi si pone tra le organizzazioni criminali e la politica, che però a Bari - dice la difesa di Olivieri - sarebbe rimasto pressocché inesplorato.

«Ci meravigliamo che nel nostro territorio non ci sia questo mondo di mezzo? - si è chiesto Castellaneta durante l’udienza del 23 aprile -. Abbiamo occhi chiusi e orecchie tappate per non ascoltare quello che è accaduto nell’ultimo periodo?». Nell’interrogatorio Olivieri aveva sostenuto che la sua azione durante le elezioni amministrative baresi del 2019 era nata da un accordo politico con il governatore Michele Emiliano, interessato a «infiltrare» il centrodestra con un candidato «amico»: Di Rella era infatti il presidente uscente del Consiglio comunale di Bari, e dopo aver straperso le elezioni contro Antonio Decaro ritornò nel centrosinistra. Una strategia che serviva - ha detto Olivieri - a fare fuori il candidato più forte del centrodestra, Fabio Romito, sostenuto dalla Lega di Salvini che in quel momento storico era al 30%: per questo era meglio che Decaro affrontasse Di Rella. «Il riscontro a quello che ha affermato l’imputato Olivieri - ha detto Castellaneta - si può avere anche dalla reazione dei partiti politici alle sue parole: reciproche accuse, dopodiché il silenzio più totale. Qualcuno si è chiesto o si deve chiedere se Olivieri è stato il regista di quest’operazione, che non ha nulla di politico, o è stato un semplice esecutore». Poi l’affondo sul caso-Bari, per sottolineare che l’indagine ha approfondito il ruolo di Olivieri ma non quello di chi gli stava intorno: «Il mondo di mezzo, non quello di Mafia Capitale, stiamo parlando del nostro, è quello che ha riconosciuto ai portatori di voti un inserimento nella macchina amministrativa».

Nel suo interrogatorio Oliveri aveva esposto la sua tesi del «progetto politico» costruito a tavolino per inquinare il centrodestra. «In quel momento (2018, ndr) ero una delle persone più vicine a Michele Emiliano, ancora di più con Canonico che era presidente dell’Acquedotto Pugliese (in realtà vice, ndr)». Dopo quell’esperienza le strade di Canonico e Olivieri si sono divise, anche se le elezioni comunali 2019 hanno portato male anche al costruttore barese. A ottobre 2022 Canonico è finito ai domiciliari per associazione per delinquere e corruzione elettorale, con l’accusa di aver comprato voti a 25-30 euro l’uno per la campagna elettorale di Francesca Ferri, eletta consigliera comunale di Bari il 26 maggio 2019 insieme a Mari Lorusso, la moglie di Olivieri, e insieme a lei poi transitata nel centrosinistra. 

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