BARI - Un’altra notte agitata nell’Umbertino. Scandita dai cori «se non butti l’acqua, noi non ce ne andiamo». Una settimana di dialoghi, confronti e dibattito tra i “protagonisti” della vita notturna (istituzioni, residenti, esercenti, in attesa che partecipino anche le associazioni giovanili) non ha prodotto risultati apprezzabili. Gli abitanti del quartiere del centro sono stati nuovamente costretti, loro malgrado, alle ore piccole.
All’1,48 di domenica, infatti, all’Umbertino si vive il «solito» contesto: centinaia di persone assiepate fuori dai locali tra via Abbrescia, via Cognetti e Largo Adua. Alcuni residenti, nell’ottica di raccogliere «prove» di una situazione insostenibile, fotografano e riprendono dalle loro abitazioni lo scenario in strada. Qualcuno tra gli avventori degli esercizi commerciali ancora aperti, però, se ne accorge e innesca una reazione che sembra quasi una sfida: «Se non butti l’acqua noi non ce ne andiamo», il coro ripetuto più volte dai giovani. Un chiaro riferimento alle serate del 7 e 8 maggio scorsi, quando, per l’esasperazione per i canti in strada, alcuni residenti reagirono tirando secchiate d’acqua dai balconi.
La zona, peraltro, risultava pattugliata dalle forze dell’ordine che, però, sono rimaste per lo più nell’area vicina al lungomare senza intervenire subito nel punto più critico. Scene, dunque, che si ripetono in un’area ancora al centro delle problematiche legate allo svago serale.
«Non mi sembra proprio che vada tutto bene oppure si sia di fronte a episodi isolati alla serate di San Nicola», la riflessione dell’avvocato Mauro Gargano, presidente del Comitato per la salvaguardia dell’Umbertino. «La somministrazione di alcol non dovrebbe essere vietata dopo le 24 con sanzioni che vanno dai quattromila ai 12mila euro? Ma soprattutto dove sono tutti quegli accorgimenti come Noise Ambassador, personale della security, telecamere in rete, decantati nel cosiddetto codice di autoregolamentazione sottoscritto oltre quattro mesi fa? Noi continuiamo a documentare, ma un domani qualcuno dovrà pur rispondere per la lesione di diritti costituzionalmente garantiti».
Non è da escludere, dunque, che, qualora non si individuasse una soluzione valida, gli abitanti dell’Umbertino possano valutare azioni legali nei confronti dell’amministrazione comunale. «Non siamo il comitato del no», puntualizza ancora Gargano. «La movida è attrattiva, fondamentale per le sorti del nostro quartiere, è vita per gli imprenditori e può essere una risorsa contro il crimine se incanalata adeguatamente. Ma questi sono eccessi evidenti che vanno oltre qualsiasi tipo di buonsenso. Né possiamo valutare come risolutive le ipotesi della deregulation di sedie e tavolini negli spazi pubblici che dovrebbe comunque rispettare i limiti esistenti e sarebbe insufficiente rispetto alle esigenze dei tantissimi locali che vivono di asporto in tarda ora. Discorso analogo per l’eventuale villaggio della movida in Largo Giannella che caricherebbe ancora di più l’assembramento antropico nel quartiere. Sono, invece, favorevole a valutare nuove soluzioni come dislocare in una zona critica come piazza Umberto oppure valutare nuovi spazi quali la Fiera del Levante o la pineta di San Francesco. Sarebbero idee per delocalizzare un movimento ormai insostenibile».
Il sindaco Vito Leccese valuterà attentamente il contesto, sebbene resti al momento dell’orientamento di provare ad evitare nuove ordinanze restrittive sugli orari di chiusura dei locali o sulle modalità dell’asporto, come è avvenuto tra ottobre e gennaio scorsi. Possibile, invece, che già nei prossimi giorni sia convocato un summit che coinvolga residenti, esercenti e associazioni giovanili per cercare nuove opportunità da attuare e soprattutto proseguire il dialogo ad ampio raggio avviato con la serie di incontri volti a varare il nuovo regolamento delle politiche della notte. Una prima bozza dovrebbe essere presentata entro fine giugno. Nel frattempo, urgono quantomeno maggiori controlli e presidi per evitare che l’Umbertino stia vivendo soltanto il «prologo» di una lunga estate.