BARI - I timori dei residenti da un lato, l’esigenza dei giovani dall’altro. In mezzo, la necessità di disciplinare lo svago serale con regole più chiare e con reciproca collaborazione. Dopo le notti «brave» di mercoledì e giovedì scorso, nelle scorse ore nel quartiere Umbertino la situazione è tornata sotto controllo. Scontato, tuttavia, chiedersi se sia un equilibrio destinato a durare. La ferma replica del sindaco Vito Leccese ai «rave party» in strada (con musica diffusa da casse acustiche, canti e balli fino all’alba persino sui tetti delle auto in sosta e fiumi di alcol evidentemente venduto oltre il limite massimo della mezzanotte) si è tradotta con un ampio dispiegamento delle forze dell’ordine che hanno vigilato (sia con postazioni fisse nel quartiere del centro, sia circolando con varie pattuglie) al fine di evitare che si ripresentasse un contesto insostenibile per gli abitanti della zona. Tuttavia, la bella stagione è appena cominciata: il rischio è che situazioni simili si ripresentino.
«Non chiamiamola movida». Così si esprime l’assessora comunale alla vivibilità urbana, Carla Palone. «Ho letto posizioni forti in risposta al post del sindaco su quanto avvenuto nelle serate di San Nicola. Siamo tutti consapevoli che si trattasse di giorni di festa e i ragazzi in effetti stavano cantando e ballando, senza alcun intento violento. Non vogliamo criminalizzare nessuno: siamo i primi a volere una città a misura dei giovani e al contempo in grado di sostenere l’imprenditoria locale che investe su attività di food & beverage. Gli episodi che abbiamo vissuto e sono diventati virali sui social, però, non sono riconducibili alla movida: si tratta a tutti gli effetti di feste organizzate a cielo aperto ed è una pratica che non si può avallare nel rispetto del riposo dei residenti. Abbiamo intensificato presidi e controlli: probabilmente manterremo questa linea per qualche altro giorno. Ma penso che nessuno auspichi una città «militarizzata». Voglio ritenere, piuttosto, che si sia trattato di un passo falso isolato in un percorso condiviso da portare avanti. Parleremo nuovamente con gli esercenti per responsabilizzarli dopo aver stilato un patto con l’amministrazione comunale. Così come proseguiremo con tutte le componenti nel programma volto a sancire un codice efficace sulle politiche della notte».
«Non penso che quanto avvenuto sia una sfida alle istituzioni o ai residenti del quartiere Umbertino», l’analisi di Gennaro Cifinelli, coordinatore dell’associazione studentesca «Zona Franka». «Le scene che tutti abbiamo visto in centro vanno comunque contestualizzate in giornate di festa, peraltro molto partecipata anche dai turisti. Resta, però, la constatazione che mancano spazi adeguati per lo svago serale: contenitori culturali, parchi urbani o zone in cui ci si può riunire senza creare nocumento ai residenti. In tal senso, è lodevole il dialogo aperto dall’amministrazione comunale per stilare insieme un programma chiaro: la soluzione non può certo limitarsi ad adottare periodicamente ordinanze restrittive».
Le associazioni di quartiere dell’Umbertino, in particolare, ritengono che occorra comunque una quadro di legalità che disciplini la movida, magari trovando regolamenti meno stringenti rispetto a quelli adottati tra ottobre e gennaio sull’orario di chiusura delle attività dedicata alla somministrazione di cibo e alcool, ma comunque mirati a combattere la «deregulation» totale. «Senza una disciplina riconoscibile - la posizione del Comitato per la salvaguardia dell’Umbertino - saremo inevitabilmente condannati ad altre nottate insonni. Occorre inderogabilmente ripristinare una cornice normativa a tutela di un quartiere comunque gravato da un numero esorbitante di esercizi commerciali concentrati in pochi isolati». Tante posizioni, dunque, in ballo: ora occorre la sintesi per conciliare in modo sostenibile ogni interesse.