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Bari, Benetton dice «no» a ogni transazione: Primavera a un passo dalla liquidazione

Bari, Benetton dice «no» a ogni transazione: Primavera a un passo dalla liquidazione

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Bari, Benetton dice «no» a ogni transazione: Primavera a un passo dalla liquidazione

Non un Primo Maggio sereno quello appena trascorso per la società in un tempo non molto lontano licenziataria in Puglia del celebre marchio Benetton, nonché per i 74 lavoratori in Cassa integrazione sino a fine anno

Sabato 03 Maggio 2025, 07:42

Bari - Il gruppo Primavera è a un passo dalla liquidazione giudiziale (l’ex fallimento). Non un Primo Maggio sereno quello appena trascorso per la società in un tempo non molto lontano licenziataria in Puglia del celebre marchio Benetton, nonché per i 74 lavoratori (rispetto agli iniziali 110, 36 sono stati nel frattempo ricollocati) in Cassa integrazione sino a fine anno. I colori vivaci del gruppo con base in Veneto e vista sul mondo sono da tempo spariti anche dai 27 negozi pugliesi gestiti da Primaverra (alcuni gestiti con fitto di ramo d’azienda), tre a Bari: uno ceduto a Calzedonia, l’iconico store di Palazzo Mincuzzi e un altro in via Sparano, invece, tristemente chiusi.

È l’epilogo di una feroce battaglia commerciale e giudiziaria avviata da Benetton con strategie diverse segnate e repentini cambi di passo. Esattamente un anno fa, dopo avere addirittura incoraggiato Primavera ad aprire altri due store (uno a Trani, l’altro a Monopoli), nei bilanci di Benetton spunta un buco da 240 milioni di euro e così il nuovo management abbandona la strada dalla annunciata «chiusura ordinata» dei rapporti commerciali e giuridici, per imboccare quella della pioggia di decreti ingiuntivi per circa sette milioni di euro (a fronte di una esposizione complessiva di 8 milioni). Anni di collaborazione vanno in soffitta, con Benetton che chiede anche la liquidazione di Primavera, società senza debiti fiscali o previdenziali.

Di qui l’accesso alla composizione negoziata, procedura prevista dal nuovo codice della crisi d’impresa che consente di proseguire l’attività d’impresa evitando il crac. Macché. Benetton rifiuta qualsiasi proposta transattiva finalizzata a chiudere il contenzioso e a consentire a Primavera di ripartire (salvando i posti di lavoro adesso ancora di più a rischio). Un vero peccato considerando che dietro l’angolo (come risulta delle carte) era pronto un accordo commerciale chiuso tra l’amministratore di Primavera e Ovs, catena di abbigliamento pronta a subentrare a Benetton in 11 negozi.

Un dato quest’ultimo valorizzato dall’esperto nominato dalla Camera di Commercio nella procedura, un terzo equidistante dalle parti e che, pur dando atto della serietà della proposta avanzata da Primavera, nella sua relazione non può fare altro che constatare l’impossibilità di raggiungere un accordo: «Allo stato possono considerarsi venute meno le effettive prospettive di risanamento contenute nel piano e pur in presenza di presupposti di continuità aziendale», si legge nelle conclusioni. La sezione Imprese del Tribunale di Bari dichiara dunque cessata la materia del contendere, ritenendo ormai non più «prospettabili ragionevoli probabilità di risanamento del Gruppo Primavera». È l’anticamera della liquidazione.

Ma Primavera, assistita dallo studio Lexacta di Milano e dal professor Elbano De Nuccio, commercialista barese non si arrende e chiede al Tribunale l’ammissione al concordato semplificato di gruppo (sarebbe uno dei primi a Bari) forte dell’accordo commerciale con Ovs e della volontà di proseguire l’attività in continuità indiretta. Come si è arrivati al deterioramento del rapporto commerciale con Benetton? La tesi di Primavera è sostanzialmente che la multinazionale veneta dell’abbigliamento ha agito praticamente da monocommittente, imponendo quantità e assortimento di ciascun punto vendita, e generando in questo modo giacenze di magazzino importanti vista la stagionalità del prodotto. In pratica - sempre secondo questa ricostruzione - una spirale in cui i ricavi di Benetton sarebbero stati di fatto i crediti verso le affiliate (Primavera compresa), la merce non si sarebbe venduta e i franchisee (tra cui Primavera) avrebbero fatto di conseguenza molta fatica a pagare la merce. Di certo la condotta di Benetton è stata ritenuta dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm) un abuso di dipendenza economica.

Intanto il destino di Primavera è segnato con 74 lavoratori appesi a un filo, ma proprio ieri il Tribunale ha accolto la domanda prenotativa del concordato semplificato di gruppo, un riconoscimento da parte del Tribunale del percorso intrapreso da Primavera. Si apre, dunque, una possibilità di tutela dei lavoratori e di salvataggio del valore aziendale. Per ora, si ritorna nelle aule di giustizia. Delle vetrine colorate di un tempo resta un lontano ricordo. I negozi? Desolatamente vuoti.

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