NOICATTARO - Dopo aver scontato quasi 27 anni in carcere per undici agguati mafiosi, otto dei quali omicidi, commessi tra il 1997 e il 1998, Giuseppe Annoscia, pluripregiudicato di Noicattaro, soprannominato «Scuppid», anche conosciuto come «il sanguinario di Poggiallegro», si era detto cambiato. E invece, secondo la Dda e stando alle indagini degli ultimi anni, la sua carriera criminale non avrebbe avuto battute d’arresto. Né durante la detenzione (quasi ininterrotta da quando, appena 18enne, varcò per la prima volta le porte di un carcere nel 1990), continuando a impartire ordini tramite la moglie; né dopo la scarcerazione nel 2017 (poi tornato in cella per alcuni mesi tra il 2021 e il 2022 per una estorsione).
In quel periodo, peraltro, il boss Annoscia tentò anche di dare di sé l’immagine di una finta «redenzione». Dopo aver scontato il suo debito con la giustizia, si era detto «cambiato», addirittura proponendosi come «educatore sociale», dedicandosi alla cura un orto, alla campagna e alla cura degli animali.
Ma ad un anno dalla definitiva libertà, a giugno 2023 Annoscia è stato arrestato per il presunto tentativo di espansione criminale del suo gruppo di pusher ad Altamura (rischia una condanna a 20 anni di reclusione). E nei giorni scorsi gli è stata notificata un’altra misura cautelare in carcere nell’operazione “Noja” di Guardia di Finanza e carabinieri che ha portato all’arresto complessivamente di 22 persone per mafia, traffico e spaccio di droga nell’ambito di una indagine sulla guerra tra i clan Misceo e Annoscia per il controllo del narcotraffico a Noicattaro.
L’ex sanguinario di Poggiallegro, affiliato al clan Parisi di Japigia, nell’inchiesta “Noja” è accusato di essere il mandante di un tentato omicidio commesso a Noicattaro del 3 marzo 2021. Destinatari dell’agguato, fallito, i due pregiudicati Luciano Saponaro e Luca Belfiore, affiliati al clan rivale capeggiato dal boss Giuseppe Misceo, “il fantasma”.
Motivo scatenante della spedizione punitiva sarebbe stato l’accaparramento di una casa popolare contesa tra i due clan: entrambi i boss volevano che l’appartamento rimasto libero dopo la morte del legittimo assegnatario venisse occupato dai rispettivi figli. Ma “il vero motivo era l’occupazione del paese, prendere il paese in mano” ha spiegato un collaboratore di giustizia.