BARI - La fantasia è finita in panchina. Il Bari concepito in estate con l’idea di due uomini deputati a conferire qualità al servizio di un attaccante ha cambiato pelle nel corso del suo percorso.
Moreno Longo è stato ragionevole a non fossilizzarsi su un solo modo di interpretare le sue strategie. Il tecnico piemontese ha «ascoltato» i momenti del campionato, ha interpretato le fasi del cammino adeguandosi ad esigenze di volta in volta differenti: ha inserito solidità a centrocampo nei frangenti di sofferenza tramutando il 3-4-2-1 originario in 3-5-1-1, oppure ha provato a «forzare» in altre circostanze aumentando il peso offensivo con una punta in più, come è avvenuto negli ultimi due match con la proposta del tandem Bonfanti-Lasagna. Nei vari passaggi, Longo ha sovente tentato anche di ridare forma all’intenzione di partenza, evidentemente senza ottenere gli esiti sperati. Al punto da aprire il dibattito: i fantasisti biancorossi si stanno rivelando inadeguati alla loro missione oppure è mancata la formula che li esaltasse? Opportuno porsi il problema: perché ora i Galletti devono osare per innestare una marcia superiore e centrare l’approdo tra le prime otto. E in tal senso, non si potrà prescindere da chi comunque sia in grado di cambiare le sorti di una gara. Eppure, nell’ultimo mese, i sudamericani Falletti e Gaston Pereiro sono stati utilizzati con il contagocce persino a gara in corso, così come il ricorso a Bellomo, che a sorpresa ha scalato le gerarchie, si è azzerato negli ultimi 180’.
DAI LAMPI AL BUIO Longo in estate ha lavorato sostanzialmente su due coppie di fantasisti nel 3-4-2-1: Sgarbi-Sibilli e il tandem tutto barese Manzari-Bellomo, ma la prova del campo non ha prodotto vere promozioni. Sgarbi ha patito l’impatto con la nuova categoria palesando limiti tecnici che lo stanno rendendo una comparsa piuttosto rarefatta anche alla Juve Stabia, discorso analogo per Manzari che non è stato rivitalizzato dal «ritorno in patria» e da tre gare non è utilizzato nella Carrarese. Sibilli, invece, pur avendo trovato spazio con una certa continuità, è rimasto lontano dal rendimento dello scorso anno, realizzando appena una rete su rigore con il Cittadella: ora sta trovando parziale rilancio alla Sampdoria. In questo contesto, Falletti si era presentato come l’uomo della svolta. Convincente l’impatto dell’uruguaiano: dal suo ingresso in squadra, il Bari ha trovato un raccordo efficace nel solido 3-5-1-1 che ha risollevato i Galletti dalle sconfitte con Juve Stabia e Modena, dando vita ad una lunga serie utile. I suoi bagliori, però, sono svaniti troppo presto. Un infortunio muscolare lo ha costretto ad un mese di stop tra fine ottobre e novembre: al rientro non ha più brillato, regalandosi soltanto un magico pomeriggio contro lo Spezia, coinciso con l’unica rete a referto (su rigore). Longo lo ha proposto da titolare fino all’inizio di febbraio, poi, di fatto, lo ha accantonato. Il numero 19, infatti, non è schierato dall’inizio da sei incontri in cui è rimasto tre volte in panchina senza entrare e ha accumulato appena 22’ complessivi: quindici contro la Cremonese, cinque con la Juve Stabia, due a Sassuolo, sebbene nella sfida di sabato scorso con la Salernitana non sia sceso in campo a causa della febbre alta. L’episodio, tuttavia, non sposta il dato che oggi lo vede tra chi rincorre un posto.
Ha deluso anche l’altro sudamericano. Gaston Pereiro, arrivato nel mercato di gennaio, ha messo insieme appena quattro gettoni, mai per gli interi 90’: spezzoni con Frosinone e Juve Stabia (con il gol ai campani ininfluente sul risultato), titolare per appena un tempo con la Cremonese, quindi non si è alzato dalla panchina con Mantova, Sampdoria e Sassuolo per riapparire per soli 8’ contro la Salernitana. Il 29enne di Montevideo, in realtà, appare ancora avulso dal contesto. Passo e dinamismo sono ridotti rispetto al ritmo e all’intensità richiesti da Longo che pure ne aveva caldeggiato l’arrivo, sperando che potesse supplire con tecnica, soluzioni balistiche e invenzioni negli ultimi metri. Almeno per ora, tuttavia, Gaston Pereiro sembra aver bisogno di una squadra che lo supporti per assecondarne il talento: più difficile che, per caratteristiche, sia lui ad adeguarsi ad un’identità di gruppo già appresa.
Nicola Bellomo non partiva certo dai vertici delle gerarchie: un contesto che l’unico barese attualmente nella rosa biancorossa conosceva fin dal ritiro estivo. Perciò, forse nemmeno avrebbe immaginato di contare 14 presenze e ritrovare il gol (un centro contro il Brescia) che nella scorsa stagione gli era mancato. Non è alto il minutaggio: solo 427’ partendo soltanto cinque volte da titolare e subentrando nelle altre nove occasioni. Tuttavia, tante sono anche le circostanze in cui è rimasto in panchina: ben 15. La qualità resta indiscutibile, così come visione e disponibilità: non a caso, Nicola non è mai risultato indisponibile per problemi fisici. Ma, a 34 anni compiuti, la corsa non è più quella di un tempo, così come la porzione di campo coperta si è notevolmente ridotta. Al punto da reinventarlo, nell’emergenza, persino attaccante puro. Probabilmente il suo talento sarà ancora utile alla causa, soprattutto se il gioco si farà duro e serviranno cuore e attaccamento alla causa. Ma forse Bellomo resterà più funzionale più come arma da sfoderare in corso d’opera che come riferimento dal primo minuto.
I calcoli della volata playoff pongono poche certezze, eppure sembra evidente che, con una concorrenza così agguerrita ed una classifica ancora corta, potrebbero non essere sufficienti 50 punti per accedere agli spareggi promozione. I Galletti, pertanto, sono chiamati a realizzare almeno 11-12 punti negli otto turni rimanenti che, peraltro, li vedranno ben cinque volte in trasferta e solo tre al San Nicola. Per accelerare il passo, viene spontaneo pensare al contemporaneo ricorso ad un trequartista e ad una coppia di attaccanti, ovvero la formula anche più adeguata all’attuale composizione dell’organico pugliese che comprende tre fantasisti e quattro punte di ruolo. Resta, però, da capire se un aumento della trazione anteriore sia supportato dall’equilibrio complessivo. Ovvero, se si riuscirà a trovare un assetto più pungente senza rinunciare alla solidità. Il tempo stringe: forse Longo dovrà provarci.
A patto che gli uomini deputati a fare la differenza gli diano finalmente segnali concreti.