BARI - Il deciso vento da Nord delle scorse ore sembra quasi ricordare che l’inverno non è ancora finito. Eppure, il prossimo sarà il primo weekend di primavera e a fine mese le giornate saranno decisamente più lunghe. La vita notturna inevitabilmente tornerà più vivace: la domanda è se dopo mesi di ordinanze, compromessi e dialoghi la città sia pronta a reggere il nuovo «impatto».
Dall’Umbertino a Poggiofranco Il quartiere del centro è diventato quasi il «simbolo» della movida. Le criticità che hanno scandito estate e autunno (le notti insonni dei residenti per fracasso e schiamazzi, ma anche fenomeni quali spaccio e risse) avevano portato il sindaco Vito Leccese a «governare» la zona con tre mesi (dal 17 ottobre 2024 allo scorso 15 gennaio) di ordinanze «restrittive» sugli orari di chiusura e sulle modalità di asporto dei locali dedicati al «food & beverage».
Poi, le mediazioni con gli esercenti, il vademecum redatto da gran parte dei gestori dei locali per provare a moderare lo svago serale anche grazie all’introduzione di figure quali i facilitatori o i controllori del rumore. Un esperimento ancora in itinere perché innanzitutto non tutti gli esercenti della zona hanno aderito al codice di autoregolamentazione, in secondo luogo altri non si sono ancora dotati dei «rinforzi» adatti per attuare le buone pratiche.
In una fase di fisiologica transizione, non mancano sporadici episodi da non sottovalutare: qualche accesa discussione tra gli abitanti della zona e i titolari dei locali per musica ad alto volume fuori orario, così come le segnalazioni di traffici «sospetti». Avvisaglie che vanno affrontate per «non ripiombare nel Far West» come sovente ripetono dai comitati di quartiere. Eppure, le problematiche non provengono soltanto dall’Umbertino: situazioni spinose si verificano anche a Poggiofranco, soprattutto nella zona ad alta concentrazione di locali in via Mazzitelli (nel tratto finale, peraltro, non è eradicato il fenomeno delle corse tra auto e moto), nonché in alcuni tratti di corso Vittorio Emanuele o in piazza Risorgimento, dove i fuochi d’artificio di mezzanotte e atti di vandalismo sono sempre più frequenti.
Sicurezza, presidi e trasporti Residenti, esercenti, giovani: in cerca di un equilibrio tra le varie parti, l’amministrazione comunale ha avviato il dibattito pubblico «Costruiamo le politiche della notte» coinvolgendo tutti gli «attori» interessati e toccando ogni latitudine del contesto: dalla cultura alla mobilità, da sicurezza e mobilità al welfare, fino all’impatto ambientale, sono scaturiti molti spunti di riflessione dal confronto che poi dovrà portare ad una «summa» sulla quale impartire le regole della vita serale cittadina.
Tre, tuttavia, sembrano i capisaldi irrinunciabili nelle richieste alle istituzioni. Innanzitutto, la maggiore sicurezza con un più cospicuo impiego delle forze dell’ordine: «Per quanto possiamo fungere da moderatori, non possediamo gli strumenti per sostituirci alle figure professionali», è il pensiero condiviso dagli esercenti. Le associazioni studentesche, invece, insistono sull’introduzione (sul modello di altre città) del drug checking (punti di analisi chimica di sostanze eventualmente assunte e di consulenza per chi ne fa uso) e di presidi da porre anche all’interno dei locali per aiutare chi si trovi in difficoltà (ad esempio in seguito ad un malessere o ad un’aggressione subita). Pareri unanimi, infine, sull’esigenza di potenziare i trasporti: la città di notte è poco connessa sia sul trasporto pubblico, sia per la dotazione di taxi che è avvertita come ancora insufficiente.
«Vetrine aperte» Ecco l’interessante tema che sarà sviscerato oggi durante il forum all’ex Tesoreria comunale alla presenza dell’assessore allo sviluppo locale Pietro Petruzzelli, nonché del sindaco della notte Lorenzo Leonetti.
«Il commercio è un elemento cruciale per l’economia urbana, contribuisce a rendere le strade vive e accoglienti, anche di notte», spiega Petruzzelli. Bari, come altre città, si trova ad affrontare una serie di sfide, come il bilanciamento tra attività e tranquillità pubblica, la sicurezza per cittadini ed esercenti, la necessità di spazi adeguati. Possiamo, però, cogliere molte opportunità: creare un modello di commercio sostenibile che favorisca l’inclusione, incentivare la collaborazione tra negozianti e istituzioni, sviluppare nuove forme che rispondano alle esigenze di una grande comunità che vuole vivere 24 ore al giorno. L’occasione, dunque, è ideale per discutere soluzioni condivise che trasformino Bari in una città notturna più vivibile, sicura e prospera».