bariNel quartiere di San Pio-Enziteto oggi va in scena il «Carnevale delle seconde possibilità». Qui sfileranno bambini con abiti realizzati da materiali di riciclo e si potranno ammirare carri colorati costruiti, sempre con rifiuti riciclati, dalle piccole manine di bambine e bambini, guidati dall’artista Sergio Scarcelli. Per il terzo anno consecutivo, il quartiere periferico di Bari regalerà un momento di festa, in cui essere comunità.
«Circa tre anni fa, proprio sulla Gazzetta del Mezzogiorno – ha spiegato Scarcelli - venne pubblicato un articolo nel quale si parlava di una discarica che offendeva il pudore pubblico dell’intero quartiere. Noi siamo partiti proprio da lì. Oggi la discarica non c’è più, ma da allora è nato un percorso virtuoso».
Oggi a partire dalle 15 i bambini con le loro famiglie si raduneranno in via Iqbal, qui verrà aperta ufficialmente la «Porta del Giubilo», da cui si potrà entrare per ammirare i carri che saranno disposti attorno a piazzetta Eleonora. Saranno organizzati giochi e momenti divertenti dalle associazioni coinvolte nel progetto: le scuole, il centro di ascolto per famiglie, il nido comunale, la parrocchia e l’accademia.
«Quest’anno il tema che abbiamo scelto è il Giubileo – ha evidenziato Don Gianni De Robertis, parroco della Chiesa Natività di Nostro Signore –. Quello che per me è importante non è solo il giorno di festa, ma il percorso che ci ha portato fino a qui. Tante realtà hanno partecipato a questo progetto, nel quale sono stati coinvolti anche i ragazzi del Camerun, richiedenti asilo che vivono nel Cara, che insieme ad alcuni scout, si sono occupati di portare avanti lavori più pesanti».
Un percorso di comunità che ha coinvolto tutti, come Nicola Dentico, operatore ecologico, soprannominato «telecamera di quartiere»: «perché mi occupo della raccolta degli ingombranti e spesso quando trovo qualcosa che può essere utile al nostro Sergio, lo chiamo. Vivo qui da 35 anni e mi impegno da sempre nel cercare di migliorare questa zona».
Accanto al mondo della scuola e alla comunità ecclesiastica, un ruolo fondamentale lo hanno avuto le mamme. «Abbiamo lavorato con materiali di riciclo per costruire maschere e carri, utilizzando carta, cartone e plastica. I bambini si sono divertiti tanto. All’inizio erano un po’ scettici – ha spiegato Claudia Cornacchione, mamma di una bimba - perché vedevano solo della carta, ma dopo aver colorato le loro opere, i bambini hanno capito l’importanza del riciclo e del recupero».
Il laboratorio ha coinvolto una ventina di bambini del quartiere di diverse età, fino ai 10 anni, che hanno collaborato fra di loro, aiutandosi a vicenda, come sottolineato da un’altra mamma, Marianeve Di Leva: «I bambini sono stati una rivelazione. All’inizio infatti era anche difficile catturare la loro attenzione, poi si sono appassionati».
Tra le novità di questo terzo anno ci sarà la prima tv di quartiere, gestita dai bambini stessi, che potranno raccontare le proprie storie o declamare poesie.
La festa di carnevale, ribattezzata dai bambini stessi «Cuornevale», rappresenta però solo una prima tappa di un progetto molto più ampio che vuole trasformare il quartiere in un museo diffuso, dove poter far esplodere l’arte e dove si possa respirare bellezza. «La nostra idea – ha spiegato Scarcelli – è quella di mettere in mostra i carri realizzati in occasione del carnevale e formare i nostri ragazzi affinché possano diventare dei veri e propri ciceroni, in grado di raccontare ai visitatori la storia di questo luogo. Vogliamo dare vita ad un nuovo racconto, aprendo una finestra sul quartiere e le periferie, dove troppo spesso l’arte è negata. I giovani si sentono spinti verso il guadagno facile, spesso illegale, ma se noi insegniamo loro a diventare dei creativi, dei visionari, daremo un’alternativa».