BARI - C’è una pioggia fitta in piazza Redentore. Sotto l’ombrello qualcuno torna a casa con la busta della spesa stretta tra le mani. Le voci lontane sono quelle dei ragazzi impegnati nell’oratorio dei salesiani.
Da ieri sera alle diciannove e sino all’una la piazza a ridosso della chiesa è diventata - su disposizione del Prefetto Francesco Russo - zona a vigilanza rafforzata. Fari accesi, quindi, sul quartiere Libertà, anche nelle zone vicine all’ex Manifattura Tabacchi dove gli stessi mercatali hanno subito danneggiamenti e furti arrivando a chiedere la sospensione del servizio di vendita.
Il provvedimento durerà inizialmente trenta giorni e prevede l’allontanamento di persone con precedenti penali o in atteggiamenti molesti in determinate fasce orarie.
«Purtroppo abbiamo avuto ragione noi», commenta Letizia Liberatore, presidente del Comitato cittadini attivi del Libertà. «Ci siamo sempre opposti alla chiusura di questa piazza perché temevamo quanto poi è accaduto». Nelle intenzioni doveva essere la piazza delle famiglie. Di fatto è diventata un ghetto. Fu inaugurata nel 2020 dall’allora sindaco Antonio Decaro tra giochi, musica e balli con i bambini dell’oratorio. È proprio a loro che il primo cittadino dedicò il progetto. Peccato che i bambini in piazza sono stati solo un miraggio. Tantissimi gli episodi denunciati che si sono susseguiti. Prima le moto ad alta velocità: la stessa amministrazione comunale sistemò dei cartelli con i quali vietava l’accesso di motori, monopattini e bici elettriche. Oltre al divieto di giocare a palla. Ma nulla è mai cambiato: continua ad essere attraversata, a tutte le ore, da scooter e altri mezzi elettrici. Soprattutto di notte la situazione diventa ingestibile: ci sono gruppi di ragazzi che si intrattengono fino all’alba, con schiamazzi che creano non pochi disagi ai residenti. Poi i fuochi d’artificio per improbabili festeggiamenti. Solo qualche mese fa - poco dopo la fine della celebrazione in chiesa - un gruppo di ragazzi, neanche troppo giovani, ha acceso fuochi pirotecnici al centro della piazza. Sotto gli occhi dei passanti e delle telecamere.
Di notte, invece, le urla fino all’alba, gli oggetti lanciati contro i balconi di chi si lamenta, i portoni usati come bagni pubblici e poi sfregiati. Solo a metà febbraio l’ennesimo esposto per i danni.
«Una banda di giovani dai diciannove ai venticinque anni semina il panico - spiega ancora Letizia Liberatore - aggredisce malcapitati a tutte le ore. Insegue le vittime, quasi sempre stranieri, fino a casa per poi picchiarli. Non sono mancate denunce, ma la situazione sta davvero sfuggendo da ogni controllo. Ora speriamo che questo provvedimento sortisca effetti positivi. Ringraziamo come comitato il Prefetto e le forze dell’ordine per l’impegno che investono nel nostro quartiere. Purtroppo, però, manca una rete sociale. Un tempo era possibile una mediazione tra territorio e istituzioni. Oggi è venuta a mancare: il risultato è che queste bande dispongono dei nostri spazi. Non ci consentono di vivere serenamente il rione». La pioggia continua a scendere fitta. Una signora si guarda intorno, apre frettolosamente il portone e borbotta: «Speriamo che almeno stanotte si possa dormire».