La circolare del Viminale con la quale si impone una stretta ai check in on line ovvero al mancato contatto visivo per il riconoscimento degli ospiti da parte degli host non trova una linea di reazione comune tra i gestori dei b&b e delle case vacanza, per esempio di Bari.
Rossella Macchia, proprietaria di Maca house, nel rifiorito quartiere Madonnella, per esempio, è fortemente critica e spiega di non essere d’accordo, spiegando che, a parer suo «si torna indietro di decenni nel campo del turismo». Macchia elenca le procedure attuate: «Do il codice di ingresso il giorno prima per il check in on line, ma comunque sono in contatto continuo con gli ospiti, se hanno bisogno di me. Si dà un punteggio agli host per i tempi di attesa e io ho il massimo, sono sempre reperibile, pronta a soddisfare tutte le richieste». Questo, dunque, vuol dire che ci sia comunque un contatto visivo, anche se in un secondo momento: «Basta andare successivamente e verificare. È capitato – spiega - che, a causa degli orari dei voli, i check in siano stati fatti anche dopo mezzanotte, l’ospite arriva stravolto, è stanco. Non ritengo essenziale questo fatto di essere presenti fisicamente».
Anche Salvatore Delle Foglie, gestore di alcuni b&b a Bari vecchia, è preoccupato: «La struttura delle nostre case rende impossibile avere altri sistemi, a parte la key-box, e quindi questa sarebbe una bella batosta». Anche nel suo caso, gli orari dei voli sono un problema e il check-in on line è una comoda soluzione. «Spesso e volentieri – racconta – abbiamo ospiti che arrivano a notte fonda, in orari improbabili, e quindi sarebbe un gran bel disagio. Noi ci siamo attrezzati, come si legge nella circolare, per una questione di sicurezza e quindi –aggiunge –noi abbiamo i contatti con i clienti tramite cellulare, previa visione dei documenti di identità, quindi identifichiamo la persona. Naturalmente – continua – c’è anche un contatto, perché, in caso di check-in on line, il prima possibile, prendiamo comunque contatto con il cliente. Se arriva a notte fonda, per esempio, la mattina dopo lo contattiamo e anche se arriva in orari imprevisti – aggiunge – appena torna in camera ed è in presenza, noi verifichiamo subito, è la prima cosa che facciamo. La sicurezza non viene messa a repentaglio».
Sia Macchia che Delle Foglie raccontano poi di un turismo prevalentemente orientato verso presenze straniere, una tendenza che sta travalicando i confini dell’Europa e, sempre più spesso, porta visitatori anche da Paesi oltreoceano. Francesco Caracciolese, invece, ha un’opinione diversa e non si ritiene particolarmente danneggiato dalla circolare del Viminale, tutt’altro. «Ho una struttura multifunzione – spiega – e, se posso, voglio vedere personalmente i clienti, quindi non sono proprio contrario. Ho una struttura medio-alta, ho bisogno di capire chi ospito e devo valutare bene. Se proprio non ho la possibilità – continua – io comunque lavoro con il codice e do l’accesso ai clienti, però al massimo il giorno dopo li incontro. Per esempio, li
ospito nel mio bar per fare la colazione quindi per forza di cose li vedo». Una voce fuori dal coro, la sua. «Non sono contrario –continua Caracciolese –ho un atteggiamento neutro, non mi fa differenza, perché io devo vedere, devo capire chi entra nella mia struttura. Secondo me è giusto verificare al momento dell’arrivo chi ti entra in casa. E non credo sia un problema per il turismo. Il rapporto interpersonale è la cosa più bella che ci possa essere, se non ho un contatto con i miei ospiti – conclude – non è proprio bello, è bello accoglierli, indicare loro dove andare a mangiare, cosa vedere, questa situazione digitale non è proprio bella, credo sia necessario un minimo di senso di ospitalità»