BARI - I militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bari hanno arrestato dieci persone (4 in carcere e 6 agli arresti domiciliari), indagate in concorso tra loro e a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alle frodi fiscali con emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio.
L’indagine del Gico è partita dall’analisi di una serie di Sos (segnalazioni per operazioni sospette) in cui è stata rilevata la presenza di “flussi di denaro assolutamente anomali” in relazione ai conti bancari di alcuni degli indagati e delle loro società, dietro cui – secondo il gip Anna Perrelli – si nascondeva “un vasto e collaudato sistema di frode fiscale basato sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti” pari a 16 milioni nel quadriennio dal 2019 al 2022.
In carcere sono finiti Nicola Abrescia, 48 anni, di Altamura, Donato Petrara, 46 anni, di Santeramo, Vincenzo Cornacchia, 61 anni, di Altamura e Nicola Patimo, 36 anni, di Altamura. Domiciliari per Onofrio Domingo Ferrulli, 40 anni, di Altamura, Giovanni Lorusso, 49 anni, di Gravina, Giuseppe Patella, 47 anni, di Altamura, Giuseppe Picerno, 52 anni, di Altamura, Antonio Mincuzzi, 29 anni, di Bari, e Giovanni Mincuzzi, 33 anni, di Bari. Rigettato l'arresto per altre nove persone, per le quali il gip ha ritenuto che mancassero le esigenze cautelari. La Procura ha chiesto anche l’interdittiva per le società Esternamente Concept e Esternamente Group. Disposto anche il sequestro di beni (per oltre 5 milioni) nei confronti di 15 indagati e di una delle società coinvolte nel meccanismo illecito.
L'accusa ritiene di aver ricostruito una rete di soggetti, intestatari di ditte individuali, che emettevano fatture false utilizzate per “abbattere” illecitamente la base imponibile, ai fini delle imposte dirette e indirette, da sottoporre a tassazione.
Al centro del meccanismo fraudolento si collocherebbe un imprenditore altamurano (finito in carcere) che, attraverso sue imprese nel settore della produzione, commercializzazione e posa in opera di serramenti, infissi e arredi per esterni, avrebbe da un lato, emesso fatture per operazioni inesistenti, per circa 17,5 milioni di euro nel quadriennio 2019 - 2022, nei confronti di diversi committenti (oltre 30, per lo più situati nella provincia barese) interessati a ridurre indebitamente il proprio “carico impositivo” mediante la contabilizzazione di costi inesistenti, dall’altro, utilizzato fatture false, emesse da ulteriori “cartiere”, appositamente costituite e di fatto controllate dallo stesso imprenditore e dai suoi sodali, con un’evasione complessiva pari a circa 4 milioni di euro.
Le indagini hanno sottolineato come le società “emittenti” avessero una “capacità operativa” del tutto incongrua rispetto ai volumi d’affari rilevati: scarsità e/o totale assenza di lavoratori assunti o di collaboratori occasionali, inesistenza presso i magazzini dei beni oggetto delle varie cessioni, inidoneità della struttura dell’impresa a garantire le forniture oggetto di fatturazione. Per ripulire i proventi illeciti il protocollo operativo prevedeva, tra l’altro, l’azzeramento delle provviste sui conti correnti attraverso operazioni allo sportello che consentivano di prelevare enormi quantità di denaro contante da restituire ai committenti principali.
Sono indagati per concorso in riciclaggio anche ex dirigenti e dipendenti delle filiali di Poste italiane di Altamura centro, Altamura 1 e Altamura 2, che avrebbero consentito agli indagati "l'effettuazione di prelevamenti in contanti, in violazione delle specifiche disposizioni in materia antiriciclaggio, nella consapevolezza che i soggetti realmente interessati alle operazioni di prelevamento" fossero diversi "da coloro che, invece, vi risultavano solo cartolarmente".