BARI - Era ritenuta la finanziatrice del clan Parisi, arrestata nel 2010 e processata per più di un decennio: a vent’anni dai fatti contestati, Pasqualina Antonietta Consiglio Modugno, 61enne di origini francesi, ha dimostrato la sua totale estraneità. Il Tribunale di Bari l’ha assolta «per non aver commesso il fatto» dalle accuse di associazione per delinquere ed esercizio abusivo della attività finanziaria. Nel 2012, al termine dell’udienza preliminare, l’imputata, assistita dall’avvocato Elio Addante, era già stata prosciolta dai reati di usura ed estorsione.
Il suo nome, quando il blitz dell’Antimafia barese portò in cella una decina di affiliati al clan Parisi di Japigia e altri indagati agli arresti domiciliari, tra cui lei, era stato accostato a quello dei mafiosi accusati di aver gestito per anni un giro d’usura del quale, ha accertato il lungo processo, non ha mai fatto parte. Secondo l’accusa gli imputati - quasi tutti già processati anni fa con rito abbreviato e condannanti - avevano messo in piedi una specie di multi-level marketing. Nella maggior parte dei casi i «promoter» della formula «ti presto il denaro che ti serve e me lo restituisci con tassi oscillanti tra il 120% e il 240 % annui» erano conoscenti, colleghi, amici dei nuovi potenziali clienti che li attiravano nel giro. Tutto questo nella speranza di ricevere loro per primi, già sotto lo schiaffo degli stessi presunti «cravattari», qualche dilazione nei pagamenti o sconti negli interessi capestro praticati dalla organizzazione, nella misura variabile tra il 10% ed il 15% mensile sul capitale effettivamente prestato. Per le vittime più collaborative e volenterose arrivava dunque puntuale la proposta di iniziare l’attività, di passare dall’altra parte della barricata, ovvero vendere il prodotto «prestito a tasso di favore» , tramite passa-parola o il contatto diretto. Le intercettazioni hanno consentito di ricostruire le modalità con cui i presunti usurai intimidivano le vittime. Frasi come «ti taglio la testa se non mi dai i soldi»; «o mi porti i soldi stasera o ti taglio a pezzettini»; «se non mi paghi ti sparo» sono state intercettate dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza che hanno condotto le indagini sul campo. Un meccanismo dal quale la signora Consiglio Modugno è risultata estranea.
Nella memoria difensiva il legale, l’avvocato Addante, smonta la ricostruzione accusatoria ricordando, peraltro, le dichiarazioni della stessa imputata la quale, nel ripercorre la vicenda, dopo aver fermamente negato gli addebiti, ha precisato di non conoscere nessun dei presunti componenti della associazione per delinquere di cui lei sarebbe stata partecipe; di aver intrattenuto un rapporto di amicizia con una delle presunte vittime sin dall’infanzia e di aver appreso, in occasione della propria attività lavorativa di gestione dell’amministrazione di condomini, di una situazione di difficoltà economica della donna accettando di aiutarla a ripagare debiti personali. Nessun prestito usuraio - come già era emerso dodici anni fa - e neppure un suo coinvolgimento nel racket messo in piedi dal clan.
Oltre alla 61enne, è stato assolto «per non aver commesso il fatto» anche il 54enne Gaetano Paltera, accusato di usura. I giudici hanno invece condannato il 56enne Francesco De Vito alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione e il 54enne Cosimo Capasso a quattro anni e sei mesi di reclusione, entrambi accusati di usura, con conseguente confisca dei loro beni per un totale di 160mila euro.