BARI - Avrebbe «abusato» dell’ok dato dal Comune per l’occupazione di suolo pubblico davanti al locale, estendendo lo spazio dedicato a tavolini e sedie oltre il marciapiedi e «invadendo» le aiuole di largo Adua. Per questo dopo l’estate l’amministrazione ha revocato l’autorizzazione concessa al bar e ora anche i giudici hanno dato ragione agli uffici comunali, respingendo la richiesta di sospendere il provvedimento.
Protagonista del contenzioso è l’Amarcord Cafè in largo Adua, cuore della movida barese, in pieno quartiere Umbertino con vista mare, dove da mesi si concentra l’attenzione degli uffici comunali per regolamentare orari e modalità di somministrazione delle consumazioni all’esterno dei locali e della musica, in modo da ridurre i disagi per i residenti contemperando le esigenze dei commercianti e dei titolari delle attività con quelli della quiete pubblica. Alle criticità finite sul tavolo del sindaco e del suo alter ego notturno, il «sindaco della notte» Leonetti, si aggiungono quelle che finiscono davanti ai giudici amministrativi. È il caso dell’Amarcord. Dopo un sopralluogo a inizio luglio con relativa nota a firma della Polizia municipale (settore annona, ecologia, attività produttive), il 20 agosto il direttore del Municipio 1 ha disposto la revoca della concessione di suolo pubblico semplificata (rilasciata a giugno 2020) e il 30 settembre è stata assunta l’ordinanza - notificata alla società ventiquattr’ore dopo - che certificava la «indebita occupazione di suolo pubblico a fine di commercio» con «ordine di ripristino dello stato dei luoghi e chiusura temporanea dell’esercizio», fino al provvedimento di qualche settimana dopo di revoca della concessione...