BARI - L’atmosfera non è delle migliori. Tra perplessità, dubbi e ragionamenti che in queste ore seguono lo stesso filo conduttore: «Perché colpire indistintamente tutti e non limitarsi ai singoli casi che il Comune conosce da anni?». È la domanda frequente che in queste ore circola tra i ristoratori e i gestori locali dell’Umbertino all’indomani dell’ordinanza del sindaco Vito Leccese che, in forma sperimentale e fino al 4 dicembre, blinda questo piccolo e storico fazzoletto del Murat incastonato tra il lungomare Di Crollalanza e il quartiere Madonnella per arginare la movida chiassosa e selvaggia.
Primo vero banco di prova l’imminente weekend con i locali che dovranno dire stop all’asporto di bevande e alimenti alle 24 e un’ora dopo alla somministrazione all’esterno tra dehors, tavolini e sedie, riducendo sensibilmente il numero di coperti e quindi di incassi. «Sicuramente la situazione nel corso di questi anni è diventata esasperante per i residenti dell’Umbertino, ma l’ordinanza partorita ha un approccio troppo generalista - spiega Ciccio De Bello, socio di un locale in largo Adua -. Da anni il Comune conosce le attività che non rispettano le regole e dove ci sono anche problemi di altra natura. E invece che fa? Colpisce tutti, anche chi deve vendere una semplice bottiglietta d’acqua. La crescita ordinata e qualitativa del territorio è un obiettivo comune che anche noi vogliamo, ma l’ordinanza doveva circostanziare e punire chi non rispetta le regole». E tra i punti di caduta del provvedimento c’è anche l’aspetto occupazionale. «Lavoreremo al 30 per cento in meno - prosegue De Bello - e ciò causerà in molte attività il mancato rinnovo dei contratti dei dipendenti. Un’ordinanza da coprifuoco e nella quale non siamo stati coinvolti. Si parla di partecipazione, ma le associazioni di categoria che si sono sedute al tavolo con il Comune rappresentano appena il 10 per cento di circa gli 80 locali Horeca dell’Umbertino. Ripeto: anche noi siamo per le regole, ma i residenti devono ricordare che un locale aperto è anche un presidio di legalità e di sicurezza».
E in queste ore si valuta l’ipotesi di rivolgersi a dei legali per un primo parere sul testo e per eventuali ricorsi. Ma i ristoratori puntano il dito anche nel merito del provvedimento.
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