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Bari, assolti tre sottufficiali dei carabinieri: «Facevano indagini contro la mafia, non sono furbetti del cartellino»

 
Redazione online

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I tre erano addetti al Nucleo operativo di Modugno. Per l'accusa avrebbero documentato orari di servizio non corrispondenti al vero. Il Tribunale Militare: non ci sono prove che fossero altrove

Giovedì 10 Ottobre 2024, 10:54

18:19

BARI - Assolti definitivamente «perché il fatto non sussiste» dall’accusa di truffa militare pluriaggravata continuata in concorso e violata consegna pluriaggravata in concorso tre sottufficiali dei carabinieri, in servizio all’epoca dei fatti al comando compagnia di Modugno.

La vicenda, definita con sentenza del Tribunale militare di Napoli, riguarda il luogotenente N.S., il maresciallo maggiore R.D. e il brigadiere R.D. per l’ipotesi di aver posto in essere «artifici e raggiri, in più occasioni ( dal 2018 al 2019)», consistiti nel riportare sul memoriale del servizio e sugli ordini di servizio stessi orari dilatati rispetto a quelli realmente effettuati e nel comunicare per il pagamento, alle superiori gerarchie, dati non corrispondenti al vero.

Le indagini coordinate dalla Procura Militare di Napoli avevano portato al rinvio a giudizio dei 3 militari (tutti assistiti dall'avvocato Antonio La Scala), che nel corso degli anni hanno condotto numerose operazioni contro la criminalità organizzata del Barese. A dibattimento gli imputati hanno dimostrato che, visti i loro compiti (addetti al Nucleo operativo), le incongruenze risultanti dall'incrocio dei dati ricavati dalle celle telefoniche dei cellulari e le scritture di servizio erano più che giustificate dalla quantità e qualità del lavoro svolto. In particolare, il reparto di cui il luogotenente era responsabile – secondo il Tribunale – è destinato allo svolgimento di attività investigativa, e la specificità dell'incarico ricoperto consentiva di avere un'ampia discrezionalità e flessibilità nel gestire l'orario di servizio. Di fatto il luogotenente responsabile del servizio operativo aveva un'ampia autonomia di organizzazione, ma questo non lo esonerava dagli obblighi di documentare e rendicontare le attività in concreto svolte; cosa che faceva giornalmente al proprio diretto superiore dell'epoca, come del resto quest'ultimo ha confermato.

La difesa ha provato che la pur riferita superficialità nella tenuta delle scritture di servizio non vale di per sé a dimostrare la sussistenza delle contestate condotte fraudolente qualora non sia acquisita la prova dell'estraneità al servizio delle attività svolte nelle circostanze di cui alle imputazioni. Le stesse identiche considerazioni sono valse anche per gli altri due sottufficiali che erano alle dirette dipendenze del luogotenente e che sotto il suo coordinamento svolgevano le medesime attività investigative.

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