BARI - La sua tesi di dottorato si è distinta «per i rilevanti contributi allo studio delle stelle come laboratori di nuove particelle, quali assioni e dark photons, fissando nuovi vincoli sui loro parametri». Il riconoscimento è arrivato dalla Società Italiana di Fisica, in occasione del 110° congresso nazionale, e il premio nazionale «G.Preparata» è andato a Giuseppe Lucente, laureato in Fisica all’Università di Bari nel 2020 ma già ricercatore post-doc all’Università di Heidelberg in Germania e pronto a partire per la prestigiosa Stanford University.
A ottobre entrerà allo Slac, l’autorevole e ambito Centro d’Accelerazione Lineare americano, con un contratto triennale di ricerca. «Tutto è arrivato - ci dice commosso - in un momento molto particolare perché papà è venuto a mancare improvvisamente tre settimane fa. Ho vissuto più intensamente queste emozioni, il coronamento di un percorso iniziato quasi dieci anni fa e l’inizio di una nuova esperienza. Il premio, il primo che vinco, è perfetto da dedicare a papà». Ventinove anni appena compiuti, una carriera brillante «frutto di sacrifici» e di un percorso interamente sviluppato all’Università di Bari (triennale, magistrale, dottorato), racconta con passione i suoi studi.
Cosa la affascina delle sue ricerche in fisica e che opportunità le darà Stanford?
«Cercare di spiegare come funzioni l’universo e come possiamo trovare risposte alle nostre domande, mi ha sempre affascinato. In particolare, capire come queste nuove particelle possono influenzare l’evoluzione stellare e come noi le possiamo osservare qui sulla Terra. Stanford sarà un trampolino di lancio per lavori futuri e nuove ricerche. Numerosi esperimenti sono in fase di costruzione affinché possano essere studiate queste particelle. In più c’è una bellissima collaborazione internazionale che permetterà di utilizzare dati da telescopi ed osservazioni astrofisiche e astronomiche provenienti da tutto il mondo. Questo permette ogni giorno di affrontare nuovi quesiti e porci nuove domande su come possa funzionare l’universo e soprattutto la materia oscura, ciò che mi affascina di più: ne sappiamo poco ma sappiamo che è lì e che dobbiamo cercare di capire cos’è e come funziona».
La novità della sua tesi sta nel cercare di definire particelle difficili da studiare in laboratorio.
«Queste particelle sono debolmente interagenti e un recente filone di ricerca usa le stelle come laboratorio per provare a studiare segnature di queste particelle sfuggenti che vengono prodotte ad alta energia all’interno delle stelle, che sono laboratori non presenti sulla terra e lontani da noi ma da cui possiamo ottenere informazioni».
Come definisce il suo lavoro?
«Si posiziona all’intersezione fra fisica delle particelle, astrofisica e cosmologia. Più che osservazioni dirette, calcolo per esempio quante particelle possono essere prodotte nelle stelle e come queste possono influenzare l’evoluzione stellare. La ricerca si concentra specialmente sulle segnature indirette attraverso cui rivelare la presenza di particelle che potrebbero comporre la materia oscura».
Che opportunità le darà Stanford?
«Sarà una bellissima sfida, la più grande della mia giovane carriera che mi vede partire da Valenzano e arrivare negli Usa. Credo nella meritocrazia e nella possibilità di migliorare attraverso i propri mezzi e quindi costruire il destino con le proprie mani e il proprio studio. Magari costruirò lì la mia carriera o un giorno chissà tornerò qui con un curriculum più ricco. La bellezza del mondo accademico è anche questa».
Oltre a importanti reti scientifiche, immagino attragga l’avanguardia dei laboratori di Slac.
«Come fisico teorico il più grande laboratorio che posso avere tra le mani è il mio computer. Noi facciamo calcoli per elaborare o dimostrare teorie. Le disponibilità scientifiche di Stanford sono eccellenti ma tutto quello che ho avuto qui a Bari mi ha permesso di raggiungere questo obiettivo. La validissima preparazione che abbiamo qui consente, come nel mio caso, di fare domanda per fare ricerca a Stanford e superare i colloqui selettivi».
Forse ci sono più opportunità di ricerca all’estero?
«Sicuramente più opportunità economiche, anche per viaggiare. Ma non ci manca nulla per studiare».