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A Trani la centrale dei falsi diplomi, blitz della Finanza: 9 arresti, sequestri per 10 milioni

 
Redazione online

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Ambiente: sequestrato cantiere litorale Barletta

Il fascicolo della Procura di Trani: in corso decine di perquisizioni in tutta Italia. In carcere una donna calabrese

Lunedì 16 Settembre 2024, 07:52

17:06

BARI - Una vera e propria fabbrica di diplomi falsi, venduti per migliaia di euro. È questo l'oggetto di una inchiesta della Procura di Trani che ha visto l'esecuzione di nove arresti (in carcere), il sequestro di beni per un valore di circa 10 milioni di euro e decine di perquisizioni in tutta Italia. All'opera i i finanzieri dei comandi provinciali di Bari e Barletta nei confronti di un’associazione per delinquere dedita alla commissione di reati contro la fede pubblica, il patrimonio e la pubblica amministrazione.

I fatti, già noti, erano finiti anche nel mirino di Striscia La Notizia: un sistema ben collaudato, che anche grazie a una società di formazione di Trani avrebbe consentito di distribuire diplomi falsi venduti per migliaia di euro. Titoli che poi servivano a sostenere concorsi pubblici, anche nel mondo della sanità. Tra gli arrestati, in carcere a Reggio Calabria, c'è Maria Saveria Modaffari detta Mary, già coinvolta in una indagine su fatti simili.

Quarantuno indagati in tutto, fra cui due persone giuridiche: La Cs Consulting srl, con sede legale a Roma, e la Olimpo srl, immobiliare con sede a Foggia. Il gip di Trani Anna Lidia Corvino ha disposto la custodia in carcere per Maria Saveria e Fortunata Giada Modaffari, rispettivamente di 38 e 35 anni, nate a Reggio Calabria; Maria Ornella Attisano, 57 anni, di Locri; Lucia Catalano, alias Lucy, 44 anni, di San Severo; Savino Cianci, detto Nino, 60 anni, di Trani; Leonardo Catalano, detto Leo, 42enne di San Severo; Marco Lombardi, 52 anni, di Stornarella (Foggia); Antonio Caporale, 33 anni, di Foggia; e Maria M’Daraa, 36 anni, di Storneralla (Foggia).
Sono oltre 100 i capi d’imputazione contestati nel provvedimento. Le accuse, a vario titolo, sono quelle di associazione a delinquere, truffa aggravata e impiego di denaro di provenienza illecita.

Il modus operandi avrebbe previsto la costituzione di società di capitali all’estero (Cipro, Regno Unito e America Latina) solo in apparenza abilitate al rilascio di titoli di studio riconosciuti anche in Italia. L'attività e i percorsi di studio sarebbero stati promossi tramite internet, Facebook e Whatsapp, usati anche per reclutare potenziali clienti. Inoltre sarebbero state consegnate pergamene rappresentative con loghi, Apostille de L’Aja (apposte da personale della Procura della Repubblica di Roma), certificazioni e traduzioni giurate contraffatte/false, insieme a certificati di equipollenza falsamente emessi da atenei italiani (in particolare dall’Università La Sapienza di Roma).

La base operativa a Trani aveva poi oltre 55 point dislocati su tutto il territorio nazionale, per reclutare innumerevoli discenti, aspiranti insegnanti, laureati e diplomati che avrebbero corrisposto 8mila euro circa ciascuno euro per conseguire un titolo per accedere a concorsi pubblici o instaurare rapporti di lavoro soprattutto nel settore dell’istruzione, come insegnanti di sostegno.

Le lezioni si sarebbero svolte tramite una piattaforma web appositamente creata, su cui era caricato anche il relativo materiale didattico, di dubbia validità e veridicità. In alcuni casi la consegna dei titoli è avvenuta nel corso di eventi appositamente organizzati in un hotel di Roma.

Rilevato anche l’inoltro via pec al Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) di centinaia di richieste di riconoscimento dei titoli universitari, prive di qualsiasi documentazione a supporto, da utilizzare illecitamente per ottenere un temporaneo incarico di insegnamento.

A seguito di contrasti sorti a causa della spartizione dei profitti, il gruppo criminale si sarebbe successivamente diviso in tre distinte compagini:

- la prima avrebbe offerto, nel territorio tranese, percorsi formativi professionali attraverso la costituzione di altre imprese ed aggregandosi a nuovi soggetti;

- la seconda avrebbe continuato il sistema fraudolento costituendo un nuovo polo a Foggia e acquisendo le quote di un’università privata albanese per garantire il conseguimento di titoli di studio non aventi valore legale in Italia. Due degli indagati avrebbero corrotto un funzionario governativo albanese;

- la terza, grazie anche all’apporto operativo di un avvocato del foro di Reggio Calabria, avrebbe proposto ai discenti truffati dal gruppo foggiano la consegna di una pergamena, creata ad hoc, in sostituzione di quella già ricevuta, dietro il pagamento di una somma oscillante tra i 500 e i 2.500 euro.

Gli ingenti proventi illeciti conseguiti sono stati quantificati complessivamente in circa 10 milioni di euro, e reinvestiti nell’attività criminosa, nell’acquisto di beni mobili (tra cui una Maserati) ed immobili (opportunamente schermati dall’intestazione a persone giuridiche).

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