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Omicidio Lello Capriati a Torre a Mare, arrestata donna in auto con la vittima: «Ha fatto sparire l’arma»

 
Redazione online

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Bari, notte di indagini sulla morte del figlio del boss Capriati: ucciso mentre era in auto

Foto Donato Fasano

Secondo le indagini il figlio del boss ucciso a Pasquetta aveva addosso una pistola. Una testimone: «La signora l'ha presa, è salita in auto ed è scappata »

Mercoledì 05 Giugno 2024, 14:10

21:20

BARI - La 35enne di Triggiano che, la sera dello scorso 1° aprile, giorno di Pasquetta, si trovava alla guida dell’auto su cui viaggiava Raffaele Capriati, detto Lello, 41 anni, figura di spicco dell’omonimo clan mafioso di Bari, quando l'uomo venne ucciso in un agguato mortale a colpi di arma da fuoco sulla strada tra il capoluogo e Torre a Mare, è stata arrestata dalla Squadra Mobile della Questura in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Francesco Vittorio Rinaldi ed eseguita dai poliziotti della Squadra mobile di Bari. La donna, Angela De Cosmo, deve rispondere dei reati di detenzione e porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico, commessi con l’aggravante mafiosa. Gli investigatori hanno potuto determinare che la vittima dell'omicidio era in possesso di una pistola, che gli sarebbe caduta nel momento in cui il personale sanitario si stava adoperando nel tentativo di rianimarlo.

L’arma, nella circostanza, sarebbe stata recuperata con abilità dalla De Cosmo mentre Capriati veniva spostato nella ambulanza, sopraggiunta nel frattempo. La stessa sarebbe rimasta sempre alla guida della sua auto e si sarebbe poi allontanata dal luogo del delitto con la pistola impedendone il successivo ritrovamento. Imprescindibili, per la ricostruzione dei fatti, sono state le dichiarazioni assunte dai testimoni oculari. Ora la donna si trova in carcere, seguirà l’interrogatorio di garanzia.

«Quando è arrivata l’ambulanza e ha preso il corpo dell’uomo, gli è caduta una pistola. La signora velocissimamente l’ha presa, si è messa in macchina ed è andata via come se niente fosse successo». A parlare agli inquirenti è una ragazza di 16 anni che la sera del primo aprile scorso, intorno alle 21.30, stava aspettando l’autobus insieme a un’amica nel quartiere Torre a Mare di Bari, a pochi metri di distanza dal punto in cui fu ucciso Raffaele Capriati. Alle due giovani si rivolse, chiedendo aiuto, la donna che era in macchina con Capriati al momento dell’omicidio, la 35enne Angela De Cosmo, finita in carcere stamattina con l’accusa di detenzione e porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico, con l’aggravante mafiosa. 

Ascoltate dagli inquirenti, le due sedicenni hanno raccontato di come, quella sera, furono avvicinate dalla Fiat 500 guidata da De Cosmo subito dopo l’omicidio. Fu la 35enne a chiedere loro di chiamare i soccorsi e fu sempre lei a raccogliere la pistola («aveva il manico marrone», racconta una delle ragazze) di Capriati, caduta sull'asfalto mentre i soccorritori del 118 spostavano il corpo della vittima su una barella. Ascoltata dagli inquirenti, però, De Cosmo disse di non sapere se Capriati fosse armato o meno.

«L'acquisizione da parte di De Cosmo della disponibilità della pistola - scrive il gip - si appalesa funzionale ad avvantaggiare il clan Capriati», di cui Raffaele (nipote del capoclan Antonio, condannato all’ergastolo) era elemento di spicco, «assicurando al clan mafioso in questione il consolidamento del possesso dell’arma». L’indagata, scrive ancora il gip, «ha mostrato di intrattenere rapporti, significativi di una vicinanza o comunque di una contiguità con tale contesto criminale», con «parenti stretti» della vittima.

«L'indagata è tuttora nella disponibilità di un’arma comune da sparo», si legge nell’ordinanza e «potrebbe utilizzare l’arma posseduta per porre in essere ritorsioni, vendicando l’agguato letale subito dal compagno, anche avvalendosi dell’apporto di terze persone». Per questo ne è stata disposta la detenzione in carcere.

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