BARI - Avrebbero risparmiato 200mila dei circa 600mila euro previsti (in un appalto da 16,9 milioni) per realizzare i 12 ascensori a servizio di tre torri della Cittadella della giustizia di Salerno, spesso e volentieri bloccati per via di scarsa manutenzione ed errori realizzativi. Una buccia di banana che rischia di costare carissimo alla Cobar di Altamura, una delle principali imprese di costruzione del Mezzogiorno cui ieri è stata notificata un’ordinanza interdittiva firmata dal gip di Salerno, Pietro Indinnimeo: comporta il divieto a contrarre per 12 mesi con la pubblica amministrazione.
L’appalto comunale del 2018 per il completamento di tre torri della «cittadella» progettata da David Chipperfield nel 1999, è stato aggiudicato alla Cobar in Ati con la Passarelli spa di Napoli ed è stato portato a termine nel 2021, prevedendo - tra l’altro - la manutenzione gratuita degli impianti nei due anni successivi. Le indagini delegate alla Finanza e alla Polizia dai pm Elena Cosentino e Carlo Rinaldi, con l’aggiunto Luigi Alberto Cannavale, ipotizzano le accuse di illecito subappalto, frode in pubbliche forniture nei confronti di cinque persone tra cui Vito Matteo Barozzi, 66 anni, di Altamura, legale rappresentante della Cobar. La presunta frode è il reato presupposto che ha fatto scattare l’applicazione della misura interdittiva prevista dalla legge 231 sulla responsabilità degli enti a carico di Cobar, di Passarelli e di altre due società locali. Il divieto di contrarre comporta, almeno in teoria, non solo l’impossibilità di partecipare a nuove gare d’appalto ma anche lo stop ai contratti in corso (a gennaio l’azienda vantava un portafoglio ordini da un miliardo di euro, quasi interamente riconducibile a risorse Pnrr), anche se nella pratica la valutazione spetta alle singole stazioni appaltanti e raramente viene disposta una rescissione a fronte di misure temporanee.
L’impresa garantisce che la situazione è sotto controllo e che chiederà immediatamente una sospensiva. «Questo provvedimento - ha spiegato ieri il professor Vito Mormando, avvocato di Barozzi - ha suscitato più clamore del necessario. La misura, infatti, si riferisce a un presunto inadempimento di carattere meramente ed esclusivamente formale. Di più: lo stesso magistrato negli atti si riferisce a un “ritardo” nell’aggiornamento del modello organizzativo. Il provvedimento quindi, di natura tecnica, potrà essere immediatamente sospeso con l’accoglimento della richiesta di sospensiva che depositeremo domani (oggi, ndr).La società ha già incaricato un autorevole studio professionale per procedere all’aggiornamento del modello 231 e ha già dato comunicazione di ciò alla Procura di Salerno. L’intervento della magistratura salernitana è esclusivamente limitato ad alcune delle molteplici attività societarie e non tocca in alcun modo il management di Cobar».
L’indagine è partita a seguito delle lamentele del personale e degli utenti degli uffici giudiziari di Salerno per il mancato funzionamento e la lentezza dei 12 ascensori delle tre torri D, E e F: impianti spesso fermi, che si sarebero bloccati con troppa frequenza. L’accusa ritiene che Cobar e Passarelli abbiano montato un tipo di ascensori diversi rispetto a quelli previsti dal contratto di appalto, e abbiano poi illecitamente subappaltato la manutenzione con componenti non originali o effettuando interventi non risolutivi. Dieci dei 12 ascensori non sarebbero mai stati collaudati, e lo stesso fabbricante degli impianti - dopo un sopralluogo - ne ha consigliato una parziale disattivazione rilevando «errato montaggio» e «negligente manutenzione» che avrebbero provocato i frequenti fermi. Le perizie hanno poi fatto emergere discrepanze tra quanto previsto nei progetti e quanto realizzato, la mancanza dei libretti di istruzione e di alcuni dispositivi elettronici di sicurezza.
Le società appaltatrici sono accusate di non aver adottato modelli organizzativi ex legge 231 idonei a prevenire la frode in pubbliche forniture: da qui la richiesta di misura cautelare interdittiva accolta dal gip dopo due udienze (tra fine aprile e inizio maggio) in cui la Cobar in particolare ha spiegato di aver attivato l’aggiornamento del proprio modello organizzativo. Ma il gip ha rilevato che, nel frattempo, esiste un pericolo di reiterazione di condotte dello stesso tipo di quelle contestate per le quali ha ritenuto esistenti gravi indizi di colpevolezza.
Cobar, fondata nel 2005, è diventata una delle principali imprese italiane nel settore del restauro dei beni culturali (Palazzo Barberini, il Colosseo) e in Puglia ha portato a termine la ricostruzione del Petruzzelli e del Kursaal di Bari, le cattedrali di Altamura e Gravina e la basilica di Siponto a Manfredonia. Durante la pandemia l’impresa di Altamura ha anche realizzato l’ospedale covid della Fiera del Levante, su cui ha indagato (i termini sono scaduti) la Procura di Bari per via della lievitazione dei costi passati da 9 a oltre 23 milioni di euro. Proprio in quest’ambito è indagato Domenico Barozzi, figlio di Vito, ex procuratore della Cobar, che insieme all’ex capo della Protezione civile pugliese, Mario Lerario, e al direttore dei lavori, Antonio Mercurio, è accusato di falso in atto pubblico e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.