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Le mani dei Pisicchio sul Comune di Bari: dalla gara per i tributi alle assunzioni degli amici

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Le mani dei Pisicchio sul Comune

L’accusa della Procura: «Appalto truccato per l’imprenditore amico». E c’è l’ombra della ‘ndrangheta

Venerdì 12 Aprile 2024, 12:18

13 Aprile 2024, 12:20

BARI - Il dirigente del Comune di Bari Francesco Catanese avrebbe giustificato la scelta di attribuire un punteggio maggiore alla offerta tecnica anziché a quella economica nella gara per la riscossione dei tributi comunali, «adducendo due motivazioni: perseguire il bene dell’ente comunale, assegnando un peso maggiore alla qualità del servizio, e voler mantenere una linea di continuità con i precedenti bandi di gara del settore». Dalle indagini, invece, «sono emersi plurimi elementi per ritenere che la reale finalità perseguita è stata quella di favorire l’aggiudicazione» della gara da 5 milioni di euro al raggruppamento composto dalle società Golem Plus, Creset e Arca Servizi «per tornaconto personale, consistito nell’assunzione della moglie». È una delle vicende di presunta corruzione contestate nell’inchiesta della Procura di Bari che due giorni fa ha portato all’arresto di cinque persone, tra le quali i fratelli Enzo e Alfonsino Pisicchio (ex assessore regionale) e lo stesso Catanese.

Il bando in questione è di ottobre 2017 «predisposto con il contributo significativo» di Catanese, responsabile del procedimento e tuttora (prima di finire agli arresti domiciliari per corruzione e turbata libertà degli incanti) in servizio al Municipio 3. Catanese, ha accertato l’inchiesta della Gdf, coordinata dal pm Claudio Pinto, «è stato determinante - è spiegato negli atti - nella decisione sul punteggio massimo da attribuire alle offerte tecniche e a quelle economiche, riuscendo a far attribuire un minor peso all’offerta economica rispetto a quella tecnica (massimo 20 punti su 100 per l’offerta economica, massimo 80 punti su 100 per l’offerta tecnica)».

La società che si è aggiudicata la gara era amministrata di fatto dall’imprenditore Giovanni Riefoli (anche lui ai domiciliari), che è anche rappresentante legale della Plus Innovation. Per favorirlo, Catanese - ritiene la Procura - «avrebbe avuto come corrispettivo l’assunzione di sua moglie» nella società Plus Innovation, mentre un altro dei componenti della commissione esaminatrice, Gianfranco Chiarulli (indagato), «avrebbe avuto la promessa di assunzione di suo figlio alle dipendenze di società riconducibili a Riefoli».

In questa vicenda spunta anche il nome di un imprenditore calabrese, in passato coinvolto in una indagine della Antimafia di Reggio Calabria sul presunto riciclaggio di miliardi di euro della ‘ndrangheta. All’epoca dei fatti contestati dai magistrati baresi, infatti, il capitale sociale della Golem Plus Sri era distribuito fra tre soggetti imprenditoriali, uno dei quali, socio al 35%, era la società Golem Malta Limited, il cui legale rappresentante è l’imprenditore Roberto Recordare, socio e rappresentante legale di numerose società a Roma, Cremona e in diverse città calabresi, aggiudicatarie di appalti pubblici in Calabria e Sicilia con le aziende di Riefoli (per un periodo legale rappresentante anche della società Arca Servizi).

Secondo la Procura di Bari «la partecipazione di Arca Servizi alla gara in questione in Rti con la Golem Plus è da ricondurre al rapporto di amicizia esistente tra Riefoli e Recordare, che li ha già portati in passato a partecipare insieme a diverse gare d’appalto in altre pubbliche amministrazioni (soprattutto calabresi)». Nel corso della procedura per l’appalto al Comune di Bari, «i due - si legge nel provvedimento cautelare - sono stati sempre in stretto contatto (via email o whatsapp) seguendo insieme tutte le fasi della gara, poi aggiudicatasi».

Anche in questa storia, inoltre, avrebbero avuto un ruolo anche Enzo e Alfonsino Pisicchio, i quali - secondo la Procura - «agivano quali intermediari, compiendo una serie di azioni finalizzate allo scambio di informazioni presso Chiarulli e a sollecitare Riefoli alle assunzioni promesse». Così avrebbero ottenuto in cambio: Enzo «utilità per il tramite del sistema di fatturazioni fraudolente» legate al presunto finanziamento illecito al movimento politico di cui era presidente, Iniziativa Democratica; Alfonsino «assunzioni presso le società di Riefoli di persone da lui stesso indicato assicurandosi, così, un “ritorno elettorale”».

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