BARI - Giacomo Olivieri stava cercando di comprare una storica e rispettata azienda della zona industriale di Bari, da usare per ottenere finanziamenti bancari e contributi della Regione che poi sarebbero finiti nelle sue tasche. Una strategia che potrebbe essere raccontata nei manuali in cui si illustrano le modalità tipiche di infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. Un’operazione che l’avvocato barese, finito in carcere lunedì per estorsione e voto di scambio politico mafioso, era andato a proporre a un pezzo da ‘90 della criminalità organizzata barese. Un personaggio molto pericoloso.
Angelo Falco, detto Lello, ritenuto storicamente affiliato al boss Savino Parisi, è uno specialista delle rapine ai portavalori. Un ex finanziere arrestato più volte dopo colpi spettacolari e molto redditizi. «Un mafioso di livello così elevato da essere considerato unico valido mediatore delle due fazioni mafiose da sempre contrapposte» a Bari, scrivono i pm della Dda ricordando che almeno fino al 2021 Falco è stato il garante del patto tra gli Strisciuglio e Giovanni Palermiti, luogotenente di Savino Parisi. Un personaggio che «può contare sull’apporto di numerosi soggetti appartenenti a quella zona “grigia” che gli consentono di ricevere informazioni utili, propedeutiche ad affari di tipo criminale»: non solo esponenti delle forze dell’ordine, ma anche «amministratori locali e professionisti». Uno di loro sarebbe proprio Olivieri.
Falco è ai domiciliari per scontare una vecchia condanna definitiva. Il 3 luglio scorso le cimici piazzate nell’abitazione del pregiudicato, a Modugno, captano una riunione di lavoro cui partecipano il nipote di Falco (Michele, arrestato insieme a lui nel 2014 per una rapina a un blindato a Cerignola), Olivieri, un altro suo collega avvocato e un piccolo imprenditore ritenuto «molto vicino alla famiglia Falco»...