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«La cannabis light si può vendere», a Bari restituite 400 boccette a un negozio

«La cannabis light si può vendere», a Bari restituite 400 boccette a un negozio

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

«La cannabis light si può vendere», a Bari restituite 400 boccette a un negozio

Il sequestro della Polizia cinque giorni dopo che il «Cbd» era stato inserito tra le sostanze stupefacenti. Poi il Tar ha sospeso il decreto

Venerdì 02 Febbraio 2024, 13:48

BARI - La querelle sulla vendita libera di cannabis light tra governo e commercianti (a botta di decreti legge firmati, sospesi e poi reintrodotti) arriva a Bari, per la precisione in un negozio in pieno centro che da anni vende olio, cristalli e polvere a base di cannabidiolo (CBD), una sostanza - legale - estratta dalla cannabis. Il 25 settembre dello scorso anno il titolare dell’attività commerciale ha visto piombare nel suo negozio gli uomini della sezione antidroga della squadra mobile che hanno sequestrato tutto: più di 400 boccette prese dal retro, dal magazzino seminterrato, dalle vetrine e persino dalle tasche di due clienti che avevano appena acquistato un grinder (trita erba) e una pipa.

Commercio illegale di droga era l’accusa per il titolare, un 33enne barese. Quella sostanza, infatti, era diventata illegale cinque giorni prima, sulla base di un decreto ministeriale che aveva rivisto le tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope inserendovi anche il CBD (cannabidiolo). Provvedimento sospeso dal Tar Lazio qualche settimana dopo. E proprio sulla base della decisione dei giudici amministrativi romani, la difesa del commerciante barese ha chiesto e ottenuto dal Tribunale del Riesame il dissequestro della merce.

LA PERQUISIZIONE E IL SEQUESTRO Il 25 settembre 2023 i poliziotti entrano nel negozio di cannabis light nel centro di Bari. All’esito della perquisizione sottopongono a sequestro tutto quello che trovano nel retro dell’esercizio commerciale, nel deposito seminterrato, in vetrina e nel distributore h24: per la precisione 329 bottigliette contenente olio CBD, 77 boccette con polvere CBD e cristalli e un chilo 645 grammi di infiorescenze di marijuana. L’accusa per il titolare è commercio illegale di sostanze stupefacenti aggravato dalla ingente quantità. Il sequestro è stato convalidato nel giro di qualche giorno ma, nel frattempo, una sentenza del Tar Lazio ha sospeso la norma che aveva reso illegale il CBD. A quel punto i legali del commerciante, gli avvocati Roberta Liguori e Carlo Russo Frattasi, hanno chiesto il dissequestro e i giudici non hanno potuto fare altro che annullare in parte il sequestro.

L’AVVICENDAMENTO DELLE NORME Il cuore della vicenda è stabilire se il CBD sia oppure no una sostanza stupefacente. Ed è anche il cuore della querelle aperta nel Paese dopo la decisione del Governo di modificare le tabelle dei medicinali. Il primo ottobre 2020 il Ministero della Salute aggiorna le tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope inserendovi anche il CBD. Qualche settimana dopo, il 28 ottobre dello stesso anno, viene disposta la sospensione dell’entrata in vigore di quella norma. Sulla questione è chiamata a pronunciarsi anche la Suprema Corte che, nel 202, chiarisce che con la sospensione dell’entrata in vigore della tabellazione del primo ottobre 2020 «il cannabidiolo era da considerarsi del tutto escluso dall’applicazione della normativa in materia di stupefacenti». Il 7 agosto 2023 (pubblicato in gazzetta ufficiale il 21 agosto e in vigore dal 20 settembre) un nuovo decreto ministeriale revoca il dm del 28 ottobre 2020 «determinando la conseguente entrata in vigore della tabellazione operata con il dm del primo ottobre 2020». Quindi, all’epoca dell’esecuzione del sequestro nel negozio barese, il 25 settembre, ossia a pochi giorni dalla entrata in vigore dell’aggiornamento tabellare, il CBD era effettivamente da considerarsi sostanza stupefacente. Il 4 ottobre, però, il Tar Lazio accoglie l’istanza cautelare formulata nel ricorso proposto da un’associazione di categoria degli imprenditori del settore e sospende la norma. Il merito della questione, inizialmente fissato a gennaio, sarà discusso a settembre 2024. Fino ad allora commercializzare CBD sarà legale.

IL DISSEQUESTRO Di qui il ricorso degli avvocati del commerciante barese e il conseguente dissequestro. «Con riguardo al CBD - scrivono i giudici del Riesame nell’ordinanza - occorre premettere che trattasi di un componente chimico della cannabis il quale, a differenza del THC, è stato ritenuto in passato privo di effetti stupefacenti e la sua distribuzione è stata oggetto di una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea». Poi ripercorrono l’avvicendamento delle norme in materia e concludono che «allo stato il cannabidiolo è da considerarsi nuovamente non compreso fra le sostanze psicotrope e quindi è del tutto escluso dall’applicazione della normativa in materia di stupefacenti, potendo essere liberamente commercializzato, senza che sia nemmeno necessaria la prescrizione medica». Di conseguenza hanno disposto l’immediata restituzione delle oltre 400 boccette di CBD ma non anche delle infiorescenze di marijuana. Queste resteranno sotto sequestro in attesa che si verifichi l’effettivo livello di concentrazione di THC contenuto e quindi l’efficacia drogante della sostanza.

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