BARI - «La situazione al Pronto soccorso dell'ospedale Di Venere è dram-ma-ti-ca». Nicola Brescia segretario generale Usppi scandisce l'aggettivo, quasi non sopportando il peso del termine se detto per intero. «Sapete cosa significa ricevere telefonate di colleghi in lacrime per la stanchezza? Medici di esperienza, con anni sulle spalle, che vivono una situazione da collasso per loro e per il sistema. Sono giorni e giorni, settimane di turni di lavoro da 15-16 ore. Un massacro e illegale, non ce la fanno più».
Lo scenario che tratteggia il segretario è veramente da brividi, oltre alle già note carenze di personale in uno degli ospedali più grandi del territorio, in questo ultimo mese si sono aggiunte le malattie del personale medico e sanitario, sia per influenze stagionali, sia di chi crolla sotto gli sforzi che sono imposti. E quanti restano in servizio si trovano a fronteggiare carichi di lavoro che non sono neanche immaginabili.
«Non stiamo parlando di qualche ora di straordinario una tantum, ma di turnazioni che ormai sembrano strutturate. Non ci sono medici, infermieri, oss a sufficienza e invece di sopperire con nuove unità cosa si fa? Si allungano i turni a chi è in servizio – tuona Brescia -. La misura è veramente colma, non aspetteremo un giorno in più per dare battaglia. La lotta comincia ora per ristabilire forme di lavoro umane anche a garanzia dei pazienti. Mi consta direttamente di malati che al Pronto soccorso hanno aspettato anche 12 ore per una tac, non si può andare oltre».
E la notte di Capodanno è stata una ulteriore prova di quanto il servizio sanitario si regge solo sulla buona volontà di chi è in servizio e sulla speranza che non accadano emergenza gravi. «La notte di San Silvestro è sempre un momento particolare per chi è nei Pronto soccorso – conferma Brescia -, fortunatamente ieri al Di Venere, per quanto ci sia stato un flusso notevole di accessi, si è trattato solo di piccoli interventi: tra ustioni leggere o chi non sentiva più per i petardi esplosi troppo vicino. Ma non è che siccome tutto è andato bene, ci si può cullare. E' impensabile che la Asl di Bari e la Regione si disinteressino di personale allo stremo, che facciano finta di non vedere».
L'Usppi è un sindacato autonomo che in questo ultimo anno ha quasi quadruplicato i suoi tesserati. «Un dato che non è semplicemente un vanto, significa che ci permette di tracciare un quadro reale della situazione, ripeto, drammatica. Le segnalazioni che riceviamo non sono di pochi, ma di tanti e questo deve avere un peso politico da non ignorare più. E invece che si fa? Invece di risolvere il problema si chiede sempre di più, sempre di più. Ora basta».
Il grido d'allarme ormai è una sirena che suona a distesa. L'abnegazione di chi lavora con passione e serietà è una cosa, turni al massacro sono un altro conto. «Mancano medici, mancano infermieri, mancano oss, il sistema è allo sbando totale. Ci viene detto che ci sono le assunzioni, ma dove sono? Non sono più disposto a pazientare: il Pronto soccorso del Di Venere va potenziato e subito, si deve mettere mano a nuove assunzioni. E purtroppo il Di Venere non è l'unico ospedale con problemi, la questione è generale. Ormai ai Pronto soccorso il numero di accessi cresce a dismisura, si tratta di spazi con bisogni crescenti e un medico che si trova al lavoro dopo già 14 ore rischia di non avere più la necessaria lucidità per far fronte a quanto serve al paziente. Qui è a rischio la vita dei malati e del personale. Chissà perché nessuno vuole lavorare nei Pronto soccorso - conclude ironico -. E che non mi si dica che si tratta solo di un periodo, il tempo è scaduto, ora pretendiamo risposte».