BARI - Per alcuni dei bambini diabetici o con patologie metaboliche il piano terapeutico scadrà a fine anno. Questo anno, il 2023, non il prossimo. Un piccolo esercito, oltre 600 pazienti, che rischia di essere lasciato allo sbando. Per questo ieri alcune associazioni di genitori si sono ritrovate fuori dal Pediatrico Giovanni XXIII in sit in, affiancate dalla Cisl di Bari, per rivendicare il loro diritto alla cura che invece al momento non è garantita.
«Noi rivendichiamo e difendiamo il diritto dei nostri figli ad essere curati, con il giusto numero di personale medico – spiegano alcuni genitori -. Noi non siamo contro i medici ed infermieri, ma contro una carenza organizzativa che ci sta penalizzando. Sono mesi che ci tengono in campana promettendoci l'assunzione di tre nuove unità, medici fantasma evidentemente perché ad oggi non si muove nulla. Tutte le attività endocrinologuche e diabetologiche sono state sospese e sono assicurate solo le prestazioni urgenti».
In pratica al momento in servizio dell'Unità operativa complessa di malattie metaboliche c'è solo una dottoressa, Rita Fischetto. «Una professionista stupenda e sempre disponibile – sottolineano i genitori -, ma non si può caricare tutto su un unico medico. E' stata poco bene in questi giorni, è rientrata in servizio solo ieri e a breve dovrebbe andare in pensione. Come faremo?».
«Non ci bastano più promesse di assunzioni – rincara la dose Giuseppe Boccuzzi segretario generale Cisl Bari -, ci vogliono fatti. E purtroppo dobbiamo sottolineare l'insensibilità istituzionale di quanti stanno lasciando soli questi genitori. Dobbiamo ripristinare una cura dignitosa che al momento non è garantita, ma ci scontriamo solo con risposte evasive ed inconcludenti».
Una delegazione di rappresentanti di genitori e sindacato sono stati ricevuti sempre ieri mattina dalla dottoressa Rita Dario, vista l'assenza del direttore del Pediatrico Livio Melpignano. Un incontro senza alcuna soluzione, se non di raccogliere le istanze presentate. «Abbiamo chiesto ed a questo punto pretendiamo entro e non oltre l'Epifania una data per un confronto risolutore – ha sottolineato Boccuzzi dopo l'incontro -. Il fattore tempo è essenziale. Non avere piani terapeutici significa non garantire a questi bambini le indispensabili cure salvavita. Serve un tavolo con attorno le associazioni, il direttore Melpignano e il direttore generale del Policlinico Giovanni Migliore. Per costruire un percorso di soluzione».
«Sa cosa significa non avere un piano terapeutico? - spiega un papà -. Che mio figlio non potrà avere l'insulina che gli è indispensabile. Fino ad ora riusciamo a tamponare le carenze grazie alle associazioni. Se uno di noi è in difficoltà scrive agli altri e il farmaco si trova, ma non si può continuare così».
«Questa mobilitazione continuerà – conclude Boccuzzi -, qui siamo solo all'inizio. Se continuano a negarsi, dopo il 6 gennaio ci rivedremo per una nuova manifestazione e soprattutto la possibilità che valuteremo con i nostri uffici legali di fare una segnalazione alla Procura della Repubblica. Ci sono situazioni al limite della procedibilità penale, per interruzione di pubblico servizio e attentato alla salute pubblica. Il tempo degli scherzi è finito».
«I nostri figli non possono essere vittime due volte, di patologie dalle quali non guariranno mai e di una sanità che ha più attenzione ai bilanci che alla cura – dice una mamma -. Hanno tagliato i posti letto di diabetologia passandoli da 10 a 5, praticamente dimezzandoli e accorpando il reparto a neurologia che non c'entra nulla, anch'esso comunque depotenziato. Questo Pediatrico è un centro che serve tutta la regione, ci si rende conto che si gioca con la vita di bambini?».
E unico tra i politici fuori dal Giovanni XXIII ieri si è affacciato il consigliere regionale Fabiano Amati. «La nostra sanità ha sicuramente un problema di sprechi e di efficientamento da affrontare – ha sottolineato il consigliere -. Così come il discorso sul personale è complesso. Si aggira la mobilità, che è di fatto bloccata per quanti medici o infermieri vogliono essere trasferiti, con i tanti concorsi che permettono ai medici di spostarsi. Vedrò di verificare. Sono qui perché prendo sul serio la situazione».