Sabato 06 Settembre 2025 | 18:51

Truffano 2 imprenditori baresi, chiesta condanna

 
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Danneggiata anche la compositrice musicale barese Alessandra Flora. I due truffati, padre e figlia, erano i titolari della società proprietaria del Borghese Palace Art Hotel di Firenze, struttura a 4 stelle di via Ghibellina.

Sabato 02 Dicembre 2023, 19:11

BARI - La Procura di Bari ha chiesto la condanna a un anno di reclusione (e al pagamento di una multa da 90 euro) per il 59enne imprenditore torinese Paolo Ferrero, accusato - insieme a un’altra persona da tempo irreperibile - di aver truffato due imprenditori baresi. I due, padre e figlia, erano i titolari della società proprietaria del Borghese Palace Art Hotel di Firenze, struttura a quattro stelle di via Ghibellina. La sede legale della società è a Modugno (Bari), danneggiati dalla truffa sono l’allora amministratore unico, la compositrice Alessandra Flora (che aveva deciso di vendere le quote per dedicarsi alla carriera artistica, già ricca di importanti collaborazioni) e il padre Antonio.

La presunta truffa risale al 2017. Secondo l’accusa, Ferrero e il suo presunto complice, Andrea Dini, avrebbero concordato con gli albergatori la cessione delle quote societarie per una cifra complessiva vicina ai 275mila euro, più un credito da 174mila euro che il padre vantava nei confronti della stessa società e che Dini avrebbe dovuto rilevare. Pagamenti garantiti da una fideiussione da 300mila euro.

Il contratto di cessione prevedeva il pagamento di una caparra di poco più di 35mila euro al momento della stipula, il resto della somma sarebbe poi stata versata a rate. Dopo la firma Dini si è reso irreperibile (da contratto lui avrebbe rilevato il 95% delle quote) e Ferrero non avrebbe provveduto al pagamento della somma restante. Per ottenere il pagamento, quindi, Flora e il padre Antonio avrebbero deciso di attivare la fideiussione, risultata poi falsa così come falso era il numero di telefono del funzionario della banca che l’avrebbe firmata. L'avvocato di Ferrero, Giovanni Ladisi (aiutato dal consulente Rocco Silletti) ha invece chiesto l’assoluzione con formula piena. Ferrero avrebbe infatti versato quanto da lui dovuto (metà della caparra, pari al 5% delle quote della società) e, come ha detto il suo legale in udienza, «si è solo affidato alla persona sbagliata». La sentenza è prevista per marzo. 

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