BARI - Alla voce primarie, anche nel Pd, qualcosa ormai scricchiola e la linea non è più votata ai gazebo a tutti i costi. Lo hanno messo nero su bianco la presidente cittadina barese Titti De Simone, con la vicesegretaria regionale Lucia Parchitelli e la presidente provinciale Elvira Tarsitano, rappresentanti della corrente maggioritaria, a livello nazionale, del partito. Le tre candidature a disposizione dei dem ovvero gli assessori della giunta Decaro Pietro Petruzzelli e Paola Romano e il deputato Marco Lacarra creano, da settimane, non pochi problemi, sia per i mal di pancia di quegli alleati contrari alle primarie sia perché è lo statuto a imporre una scelta, riducendo almeno a due i nomi in corsa. Ma questa «melina» rischia di impantanare il Pd e, dunque, occorre scegliere.
Per questo, De Simone, Parchitelli e Tarsitano rilanciano e, nelle ore in cui si sta decidendo la convocazione di un’assemblea cittadina per stringere il cerchio, invocano «una sintesi unitaria necessaria ad esprimere una proposta di candidatura a sindaco al tavolo della coalizione». Si tratterebbe dell’unica possibilità per «garantire l’unità del partito e nessuno dunque può sottrarsi a questa responsabilità politica, per guidare una nuova stagione di buon governo per la città». «Siamo fiduciose – aggiungono - che ciò avverrà in tempi rapidi nel confronto e nella decisione che l’assemblea cittadina, assumerà a breve, quale organismo sovrano della vita del partito». Quindi servono due passi indietro, ma da parte di chi?
Il segretario cittadino Pd Gianfranco Todaro, intanto, continua nell’instancabile opera di mediazione tra le parti, deciso a risolvere, possibilmente entro oggi, almeno la questione della scelta della data dell’assemblea cittadina. «Serve un uomo capace di fare gioco di squadra» ripete da giorni il governatore Michele Emiliano che proprio non ci sta a riconsegnare Bari al centrodestra, dopo vent’anni di amministrazione di centrosinistra. «Non devo ricordare io cosa fosse Bari vent’anni fa» punge il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia, rivendicando la storica capacità del Pd «di tenere uniti pezzi di mondi diversi, ecco perché ora mi interessa poco discutere di divisioni». Per Boccia, «le primarie servono, sono utili, sono nel dna del Pd quando allargano la coalizione e la uniscono. Le primarie solo tra candidati del Pd diventano un rodeo e non sono utili. I prossimi giorni saranno decisivi – annuncia Boccia – per costruire, su indicazione di Elly Schlein, una proposta politica per la Bari dei prossimi cinque anni che parta dai programmi che sono già sul tavolo, noi ripartiamo da lì». La speranza di Boccia è che dall’assemblea del Pd venga fuori un solo nome, ma quello che accadrà subito dopo «lo decideremo tutti quanti insieme».
Dunque, pare di capire che, fino a quando il Pd non risolverà il proprio dilemma interno delle tre candidature, il tavolo di centrosinistra sarà sempre in difficoltà, spaccato tra chi opta per i gazebo e chi, invece, invoca la sintesi, come il M5S, confortato dalla posizione di Verdi, PSI, La Giusta Causa, Bari Bene Comune, Progetto Bari e Socialdemocratici che, a Ognissanti, hanno diramato una nota con la quale stigmatizzavano, ancora una volta, le primarie. Scelta che i Socialdemocratici hanno giudicato in parte inopportuna, per la mancata condivisione del testo mentre l’ex parlamentare Giusi Servodio, a nome di Corsivo 2.0, parla di «iniziativa che mette in grande difficoltà lo spirito della Convenzione Bari 2024», ricordando come, in mancanza della sintesi, l’unica ipotesi percorribile saranno le primarie.