BARI - “Questa era fino al 2003 una città di destra, con noi da vent’anni è la vetrina delle amministrazioni progressiste, con buon governo e innovazione. Il Pd è stato il cardine di questo processo e lo sarà ancora”: Michele Emiliano, posa il caffè sul granito del Meridional caffè, e lascia ai suoi interlocutori la traccia saliente del dibattito nel centrosinistra pugliese. “Presidente dobbiamo andare”: come un “segnale orario vivente”, l’onnipresente collaboratore Gianni Paolicelli ricorda la fitta agenda della mattinata e così, dopo aver abbracciato e salutato decine di cittadini in Via Piccini, il leader pugliese si congeda e sale in auto lasciando il centro murattiano.
Bari come punta di diamante del buon governo municipale del Pd, in continuità con i vent’anni delle ultime giunte guidate prima da Michele Emiliano e poi da Antonio Decaro. Si spiega così l’intervento del governatore nei giorni scorsi e la sua strategia che postula il primato dem nell’indicazione del candidato sindaco per il capoluogo regionale, sottintendendo la vigenza del sistema di regole - comprese le primarie - della comunità-partito guidata da Elly Schlein. “Dopo Brindisi e Foggia, andati al M5S, a Bari tocca al Pd”: questa la sintesi di Emiliano, che registra anche la condivisione di Elly Schlein (a Radio24) sugli schemi extralarge adottati con successo a Foggia.
Il ragionamento del presidente della Regione - nel pomeriggio intervenuto al Kismet per l’incontro promosso dal consigliere comunale Domenico Scaramuzzi, con oltre trecento partecipanti - tocca le corde identitarie di militanti e amministratori del Pd, determinati nel trainare la coalizione verso una nuova stagione progressista: dopo aver sterilizzato dal 2004 l’egemonia della destra nella città, gli eredi dell’onda emilianista rivendicano la propria centralità. E non a caso sono ben tre le opzioni Pd per le comunali: il deputato Marco Lacarra e gli assessori Paola Romano e Pietro Petruzzelli.
In questo contesto, spiegano fonti dem, il lavoro è tutto volto a tessere una alleanza larga, con i 5S ma anche con il terzo polo, rendendo ancora più inclusiva l’ampia “coalizione dei pugliesi” alla guida della Puglia. E proprio con i pentastellati, anche per i rapporti sinergici tra Conte e Emiliano, si lavoro a comporre un percorso che consenta ai 5S di essere parte integrante delle sfide per Bari e Lecce.
Sul palco del Kismet, infine, Emiliano traccia l’identikit del successore di Decaro (“Non riusciranno mai a farci litigare”): “Vedo in giro un sacco di gente troppo sicura di sé, senza averci mai dato una mano in questi vent’anni. Mentre gente come Pietro Petruzzelli e Marco Lacarra ci accompagnano fin da ragazzini. Con Lacarra giocavo a basket al Flacco, l’ho ritrovato consigliere comunale. Pietro lo ricordo quando aveva più capelli ed era già un moto perpetuo. Abbiamo cominciato un lavoro tanti anni fa condividendo dal basso e abbiamo dimostrato di essere meglio di quelli per cui i baresi facevano spontaneamente il tifo (il riferimento è al voto della città per la destra alle politiche, ndr)”. Poi l’elogio della classe dirigente dem rispetto a candidature della società civile (il riferimento implicito è a Michele Laforgia, leader della Giusta Causa): “Ci sono ipotesi fantasiose con un soggetto che non ha mai fatto parte di questa comunità, che ha invece lanciato sindaci, ministri, parlamentari e presidenti dell’Anci…”. Poi una serie di riferimenti alla Bari noir, quella dell’incendio del Petruzzelli e una sferzata ai poteri forti: “Gli interessi privati sono ventuno anni che stanno alla fame. Li manderemo ancora “a iurm”. E’ nel loro stesso interesse non interferire. In questi anni tutte le imprese ben organizzate sono cresciute. Quelle che pensavano di influenzare la politica sono andate gambe all’aria…”. La battuta finale è un manifesto politico: “Serve chi sa giocare di squadra e ha il senso del limite. E grazie a voi ho visto la serie Netflix più straordinaria mai realizzata: parlo di Bari, una cosa vera. E capisco perché vale la pena combattere ancora per questa città”.