BARI - Francesco Assunto sarà di nuovo arrestato per l’omicidio del 27enne Giovanni Palazzotto, morto, soffocato, all’alba del 20 novembre 2022 davanti al bar gestito da Assunto nella piazza centrale di Bitritto. La Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa, confermando la decisione dei giudici baresi che avevano ripristinato la misura cautelare per il barista 31enne, condividendo la tesi della Procura e cassando la ricostruzione fatta inizialmente dal gip, che aveva scarcerato Assunto ritenendo che la sua fu legittima difesa, al più un suo eccesso colposo.
Secondo la pm Chiara Giordano, i giudici del Riesame di Bari e ora anche la Cassazione, fu invece omicidio volontario - pur con dolo eventuale - e per questo l’indagato deve essere detenuto agli arresti domiciliari. «Ha infierito in maniera continuativa con la forza fisica e con continui insulti contro la vittima», diceva il Riesame dando ragione alla Procura, «non mostrando pietà nemmeno quando quest’ultimo era in fin di vita ed evidenziando totale insensibilità perfino dinanzi al cadavere».
LA VICENDA - All’alba del 20 novembre di un anno fa Palazzotto, in stato di agitazione per aver assunto alcol e droga, importunò titolari e clienti di diverse attività commerciali di Bitritto. Finì la sua corsa folle davanti al bar di Assunto, dove avrebbe tentato di sfondare la vetrata di accesso del locale. Il 31enne riuscì a bloccarlo, dandogli anche sei pugni, e lo immobilizzò a terra, facendo pressione con un ginocchio sulla schiena, fino all’arrivo delle forze dell’ordine. Stando all’ipotesi accusatoria, quella pressione esercitata con forza e a lungo, per ben 16 minuti, uccise Palazzotto soffocandolo.
Ricostruendo la vicenda sulla base delle dichiarazioni di alcuni testimoni oculari, dell’esito dell’autopsia e, soprattutto, attraverso l’analisi dei video e degli audio estrapolati dalle telecamere di videosorveglianza del bar, la pm Chiara Giordano, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, non ha dubbi sul «nesso causale tra la condotta posta in essere da Assunto e il decesso di Palazzotto». Causa del decesso che i medici legali hanno individuato proprio nella «compressione prolungata del mantice respiratorio».
L’ARRESTO - Assunto fu arrestato in flagranza ma dopo tre giorni in cella il gip lo scarcerò ritenendo che «finché la situazione di pericolo poteva considerarsi sensibilmente perdurante, lasciare la presa avrebbe potuto consentire a Palazzotto di alzarsi da terra e riattivare la condotta offensiva originaria». Questo per i primi 5-6 minuti. Quando però la vittima si era ormai calmata, Assunto avrebbero dovuto «rivalutare la necessità della difesa». Questo «errore di valutazione», secondo la giudice, è «rimproverabile a titolo di colpa». La Procura impugnò il provvedimento e qualche mese dopo il Riesame le diede ragione: «Pur dovendosi ammettere che l’indagato fosse convinto di trovarsi in presenza di un pericolo imminente e incombente di un’offesa ingiusta al proprio esercizio commerciale», cioè temeva danni al locale, «difetta l’ulteriore requisito della necessità di difendersi» secondo i giudici, i quali nel provvedimento evidenziano che «l’azione di compressione si è protratta nei confronti di un soggetto in una situazione di evidente prostrazione psicofisica, cioè in una situazione in cui la condotta aggressiva della vittima era del tutto esaurita e non vi era neppure pericolo concreto di aggressione alla persona».
Peraltro Palazzotto «già a partire dalle 5.20 sta male, ansima, non riesce a parlare e le uniche parole comprensibili sono “aiutatemi” e “lasciatemi”». Nonostante questo, «la compressione sulla gabbia toracica ha continuato ad essere esercitata con tutto il peso del corpo fino alle 5.34, momento in cui Assunto si alza in piedi perché la vittima non respira più». La difesa dell’indagato, gli avvocati Giuseppe Giulitto e Raffaele Quarta, hanno fatto ricorso in Cassazione e adesso i giudici della Suprema Corte hanno messo la parola fine alla fase cautelare: fu omicidio e il barista 31enne va arrestato.
L’ACCUSA - La Cassazione dovrà depositare le motivazioni del rigetto, nelle quali sarà più chiaro il ragionamento anche sulla qualificazione giuridica del fatto. Si attende poi la chiusura indagini e il processo, nel quale Assunto potrà difendersi nel merito dall’accusa di omicidio volontario. Intanto nelle prossime settimane sarà eseguita la misura cautelare e quindi potrebbe affrontare il processo da detenuto. Sul pericolo di reiterazione del reato i giudici del Riesame dissero che «la violenza, l’assenza di alcuna remota morale, la spietata freddezza e il gratuito accanimento mostrati da Assunto nei confronti della vittima non possono dirsi sopiti, qualificando la personalità dello stesso che, se lasciato in libertà, potrebbe commettere altri delitti della stessa specie, avendo mostrato impulsività e incapacità di gestire situazioni che non appaiono affatto eccezionali per chi esercita attività commerciali, come la sua, a diretto contatto con utenti di ogni genere».