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Mola, delitto Bovino: ecco sei nuove prove per riaprire il caso

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Mola, delitto Bovino: ecco sei nuove prove per riaprire il caso

La difesa dell’ex amante di Bruna punta a riaprire il caso. I reperti presi dal centro estetico

Martedì 18 Aprile 2023, 16:55

BARI - Il flacone bruciato «asseritamente corrispondente al prodotto utilizzato per innescare l’incendio», un paio di guanti in lattice, una porzione di bastone di legno spezzato, una confezione di disinfettante, due paia di forbici: sei oggetti mai prelevati dal centro estetico Arwen a Mola di Bari dove il 12 dicembre 2013 fu uccisa la 29enne Bruna Bovino e che potrebbero costituire le prove per la riapertura del caso. Anzi, per la revisione del processo nei confronti dell’ex amante della vittima, Antonio Colamonico, condannato in via definitiva a 26 anni e sei mesi di reclusione per il delitto.

Questi sei oggetti, su richiesta della difesa di Colamonico, gli avvocati Nicola Quaranta e Antonio Ferrari, saranno prelevati per la prima volta dal centro estetico e messi in sicurezza dai carabinieri della scientifica entro il 24 aprile per eventuali accertamenti, ritenendo che «ai fini della richiesta di revisione e della auspicabile riapertura delle indagini, - si legge negli atti allegati all’istanza - rivestano un interesse investigativo che ne suggerisce il loro sequestro».

Non solo, sulla base di una relazione stilata dal generale Luciano Garofano, presidente dell’Accademia italiana di scienze forensi ed ex comandante del Ris di Parma, incaricato dalla difesa di Colamonico di trovare elementi utili a rimettere in discussione il caso, il consulente avrà anche a disposizione le fotografie fatte all’epoca dell’omicidio sul luogo del delitto e sulle mani ferite dell’imputato. C’è di più. La difesa ha chiesto e ottenuto dai giudici di poter visionare «per valutare la possibilità di nuove analisi con le più moderne tecnologie scientifiche» altri 11 reperti già analizzati dieci anni fa: i capelli trovati nelle mani della vittima, un orecchino con perla, un berretto e una maglia in lana da donna, una bottiglia in plastica trovata sul pavimento vicino alla vittima, un paio di occhiali, un dosatore per sapone, una scheda telefonica trovata sul divano, una bottiglia di disinfettante, altri oggetti presi nel bagno e una ciocca di capelli prelevata durante l’autopsia.

Il corpo della vittima fu trovato semicarbonizzato dopo essere stato ferito a morte con 20 colpi di forbici e dato alle fiamme. Colamonico, all’epoca 35enne, venne arrestato per il delitto il 9 aprile 2014. È rimasto in cella per quasi quattro anni e mezzo ed è tornato in cella a fine settembre 2022 dopo l’appello bis a seguito di annullamento della Cassazione.

Ora ci sono 17 oggetti che potrebbero rivelare dettagli nuovi che forse convinceranno i giudici a concedergli una revisione del processo. Dal carcere di Foggia dove è detenuto, Colamonico continua a professare la sua innocenza. Ed è per questo che le porte del centro estetico alcune settimane fa si sono riaperte. L’equipe di consulenti guidata dal generale Garofano il 23 marzo ha effettuato un sopralluogo nel locale in via Vitulli, con la supervisione dei carabinieri della Sis (Sezione investigazioni scientifiche), i quali hanno documentato le operazioni con una telecamera. Il via libera era giunto nell’ambito di un procedimento per il dissequestro sollecitato dalla titolare del locale che, con l’avvocato Marco Sciddurlo, aveva chiesto di rientrare nella disponibilità dell’immobile dopo 10 anni. Prima del via libera, i giudici hanno concesso un termine per il sopralluogo: 30 giorni. Il 24 aprile, è la scadenza fissata dalla Corte di Assise di Appello, saranno tolti definitivamente i sigilli e le chiavi riconsegnate ai legittimi proprietari. Mentre Colamonico continuerà a lottare per dimostrare la sua innocenza.

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