BARI - La pace è «affare nostro» e comincia "nel cuore di ciascuno». Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, intervenendo all’evento per la pace in Ucraina che si tiene a Bari. «Il Bambino Gesù, che tra qualche giorno accoglieremo, è il segno della speranza, la luce che rischiara le tenebre dell’egoismo, della violenza e della guerra. Di tutte le guerre. Nella tenerezza e della debolezza di quel Bambino, cerchiamo la forza per spezzare le catene del male, per non voltarci dall’altra parte, per smettere di pensare che la pace non sia affare nostro. La pace comincia nel cuore di ciascuno; comincia da me, da te, da noi, fino ad arrivare alle sfere della politica e della diplomazia», ha sottolineato Zuppi.
Il cardinale ha salutato i rappresentanti delle istituzioni e "i Padri Domenicani, che ci accolgono in questa bellissima Basilica, e tutti coloro che sono qui a pregare, uniti a tutti i cristiani di Ucraina e Russia». «Torniamo oggi a Bari, città ponte di dialogo e porta di accoglienza, che in diverse occasioni è stata teatro di iniziative per la pace, nel Mediterraneo e in Medio Oriente», ha aggiunto l’arcivescovo di Bologna.
«San Nicola - ha concluso il card. Zuppi - non può giustificare e benedire il fratello che alza le mani contro suo fratello e con lui imploriamo il dono della pace».
Decaro, ricevuto richiesta d'aiuto dal sindaco di Leopoli
«Oggi, purtroppo, Bari non è felice, non può essere felice nonostante l’approssimarsi del santo Natale, momento di gioia per tutti i cristiani, per tutti coloro che credono che la parola di Dio sia portatrice di verità e giustizia, di pace e di fratellanza. Nessuno può gioire al pensiero che da più di 300 giorni una tragedia umanitaria si sta consumando nel cuore dell’Europa». Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, durante i saluti istituzionali prima della preghiera di pace, organizzata dalla Cei, sulla tomba di San Nicola nella Basilica di Bari. «La follia dell’uomo - ha aggiunto - ancora una volta sta spezzando vite, distruggendo città, seminando terrore, annientando speranze e gettando ombre oscure sul futuro. Proprio ieri sera Andrey Sadovy, sindaco di Leopoli, mi ha inviato una lettera con una richiesta di aiuto per sostenere le attività di «Unbroken», un centro di riabilitazione mentale, perché la guerra non solo uccide fisicamente ma devasta anche psicologicamente, soprattutto i bambini. Come fiori piegati dalla violenza, vengono uccisi, feriti, subiscono violenze, non hanno cibo o non possono essere curati, non possono andare a scuola. Solo coltivando la pace possiamo proteggere davvero il loro futuro. Questo è il messaggio straziante che arriva da Leopoli alla vigilia di questa veglia di preghiera rivolta a San Nicola, il santo protettore dei bambini».
Ucraina: Rauti, preghiamo per cessate il fuoco
«Non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo. Infatti, questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte». Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, durante i saluti istituzionali prima della preghiera di pace, organizzata dalla Cei, sulla tomba di San Nicola nella Basilica di Bari. «Come ha scritto Sua Santità Papa Francesco - ha proseguito - nel messaggio per la giornata mondiale della pace, «mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l'organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato». Per questo oggi affidiamo a San Nicola, il santo cristiano più venerato al mondo che accomuna nella fede il mondo cattolico, ortodosso e protestante, le nostre preghiere davanti alla lampada uniflamma, simbolo della devozione comune alle chiese orientali, che arde costantemente nella cripta in cui sono custodite le reliquie del Vescovo di Myra. Invochiamo - ha concluso - il santo delle imprese audaci per far sì che si compia il miracolo più grande, quel cessate il fuoco che possa far vincere, finalmente, la pace. Quella pace che, prendendo in prestito le parole di don Tonino Bello, beato costruttore di pace che ha esercitato il suo magistero pastorale in questa terra, rappresenta «un cumulo di beni, la somma delle ricchezze più grandi di cui un popolo o un individuo possa disporre"».
«Questa sera nella Basilica Pontificia San Nicola di Bari, crocevia mondiale di spiritualità e centro di spiritualità e dialogo interreligioso, preghiamo affinché si raggiunga presto il cessate il fuoco e si apra un negoziato di pace che ponga fine alle sofferenze della popolazione civile così drammaticamente colpita da una guerra immotivata. Immotivata, ingiustificata, crudele e insensata come sono tutte le guerre che rappresentano una sconfitta per l'umanità». Lo ha detto la sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti, nel corso dei saluti istituzionali che anticipano la veglia di preghiera per la pace che si terrà a Bari davanti alla tomba di San Nicola. «Nel nome di San Nicola - ha proseguito - venerato nel mondo dalla comunità cattolica (rpt cattolica) e da quella ortodossa, venerato dal popolo ucraino e da quello russo, lanciamo un messaggio di pace che sia più forte del rumore della guerra, un messaggio di speranza e di amore che faccia breccia anche nei cuori più aridi; un messaggio di solidarietà e di vicinanza a un popolo che resiste, sopravvive e difende coraggiosamente la sua libertà - ha continuato Rauti - nelle immagini che ci giungono dall’Ucraina, vediamo tutti i segni della guerra scolpiti nei volti di vittime innocenti, donne e bambini colpiti da un conflitto che si consuma alle porte di casa nostra e che ha riportato indietro le lancette della storia di oltre 70 anni».
«Non possiamo e non dobbiamo voltarci dall’altra parte». Lo ha detto Isabella Rauti, sottosegretario alla Difesa che partecipa a Bari alla veglia di preghiera per la pace organizzata dalla Cei. «Non può farlo l’Europa - ha aggiunto - e non vuole farlo l’Italia. Senza pace non può esserci libertà né giustizia. E la pace non è mai scontata. È nostro dovere costruirla e difenderla sempre». «Una preghiera per un Natale di pace e di luce - ha continuato la sottosegretaria - una preghiera contro tutte le guerre, i conflitti e le situazioni di crisi nel mondo come le violenze in Iran e la situazione in Afghanistan. Una preghiera per la pace in Ucraina, una pace che non sia la resa incondizionata di un popolo aggredito, di una nazione ingiustamente occupata, la cui sovranità è stata violata». «In questa solenne veglia di preghiera invochiamo la pace, la libertà, la fratellanza dei popoli e rinnoviamo il nostro impegno come costruttori di stabilità e di dialogo: valori assoluti in cui crediamo», ha proseguito Rauti che citando Papa Francesco e il suo «fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra» ha ribadito che «questa sera preghiamo anche per questo: per trovare il coraggio e la forza necessari. Giungano a tutti, i miei più sentiti auguri di buone feste e che il Natale porti con sé il grande dono della pace. Ne ha bisogno il mondo. Sarebbe il più bel regalo di questo Natale».
Onufriy, preghiamo per la pace ogni giorno
«Ringrazio calorosamente per l’invito a partecipare all’incontro di preghiera per la pace in Ucraina a Bari. Purtroppo, a causa della guerra e alle difficoltà da essa causate nel nostro Paese, comprese quelle nell’ambito dei rapporti Chiesa-Stato, per ora i rappresentanti della nostra Chiesa non hanno la possibilità di partecipare a questo evento». È un passaggio del messaggio che Onufriy, Metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina (Patriarcato di Mosca), Primate della Chiesa Ortodossa Ucraina, ha inviato ai partecipanti alla veglia di preghiera per la pace organizzata a Bari dalla conferenza episcopale italiana. «Preghiamo per la pace in Ucraina ogni giorno e siamo sinceramente grati a quanti spiritualmente si uniscono alla nostra preghiera», aggiunge il primate che invia un «saluto con l’auspicio dell’aiuto di Dio nel vostro ministero pastorale».
Satriano, mondo ha bisogno di cammini per unità
«L'intercessione di san Nicola, pastore del dialogo, ci è preziosa nell’ottenere per tutti la grazia della conversione del cuore. Questa nostra Europa e il mondo intero necessitano di cammini improntati all’unità, alla riconciliazione e alla pace». Lo ha detto monsignore Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari e Bitonto, durante i saluti che precedono la preghiera di pace per l’Ucraina. «Il 22 febbraio scorso - ha continuato - l’Europa si è svegliata riscoprendosi fragile, impotente dinanzi a una guerra che da tempo era accovacciata alla porta. Oggi desideriamo, come cristiani, fare nostre le lacrime e le angosce di tante sorelle e fratelli ucraini e russi che, a causa del conflitto, vivono la lacerazione del cuore. Oggi desideriamo fare nostre le lacrime di papa Francesco che, nella gremita piazza di Spagna, lo scorso 8 dicembre, ancora una volta, ha invocato la pace. Questa sera, anche noi come il Papa, ci rivolgeremo alla Vergine Maria, che nella preghiera potremo venerare attraverso l’antica icona orientale dell’Odegitria, straordinariamente portata dalla nostra Cattedrale in questa basilica».
Emiliano: la chiesa sta svolgendo la sua parte
«È un momento difficile della storia, nella quale la chiesa sta svolgendo la sua parte, a Bari come nel resto nel mondo». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel corso dei saluti istituzionali che anticipano la veglia di preghiera per la pace che si tiene a Bari davanti alla tomba di San Nicola. «Ciò che temevamo da anni - ha aggiunto - si è verificato e questo ha a che fare col maligno, dentro i singoli uomini, nelle nazioni, che ci fanno vedere le cose secondo le prospettive sbagliate. Quando è il maligno a prendere in mano la situazione, non resta che pregare». E ha concluso: questa preghiera «era una necessità dell’anima» e «questa città si è sempre sentita coinvolta nel cercare di favorire il dialogo ecumenico».
Zuppi: la pace non è un sogno, ma la scelta
«L'ansia della pace è il nostro grido che diventa preghiera: vieni Gesù, porta il Natale della pace in Ucraina! Il seme della pace possa crescere nelle crepe di cuori induriti e che il Signore possa toccarli con la forza della sua grazia». Lo ha detto il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, nell’omelia della preghiera per la pace in corso a Bari. La pace «è un sogno? No. Una guerra tra cristiani umilia e scandalizza, offende il nostro unico e comune maestro che la spada ordina di rimetterla nel fodero, ricordando che chi di spada ferisce di spada perisce e che la violenza segna la vita della vittima e dell’assassino, sempre. Cosa può pensare San Nicola se non rattristarsi e chiedere nel nome di Dio di fermarsi? San Nicola non vuole la violenza e ordina la pace!», ha sottolineato l’arcivescovo di Bologna.
«Non si dica che non ci sono le condizioni! Quelle - ha detto Zuppi - si trovano! Smettiamo combattimenti che portano solo alla distruzione! La pace non è un sogno è l’unica via per vivere! È la scelta, non una scelta. E la pace diventa preghiera, sofferta, per certi versi drammatica invocazione. Ma la pace è solidarietà, scelta concreta di aiutare chi è colpito, perché la guerra vergognosamente e senza nessuna pietà distrugge tutto, perfino gli ospedali, le scuole e la guerra uccide di freddo, di malattie non curate, di disperazione. Non smettiamo di aiutare, accogliere, sognare che le spade si trasformino in vomeri», ha aggiunto il cardinale.
«Rinnoviamo l’appello perché nei giorni di Natale non si compiano azioni militari attive, sia permesso ai cristiani di onorare il Dio della pace, non si profani quel giorno distruggendo le tante Betlemme dove vuole nascere il Signore. San Nicola ispiri la saggezza e il coraggio di questa scelta. Non ci abituiamo alla guerra e facciamo nostra la stessa trepida attesa del Papa per commuoverci anche perché speriamo che ogni giorno sia l’ultimo di guerra e attendiamo con ansia, con la fretta di Maria, che venga il Natale della pace», ha concluso Zuppi ribadendo che «la pace non è un ideale astratto: richiede fatica, tenacia, creatività». «Su te, Ucraina, sia pace».