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Bari, le motivazioni della Corte di Assise: «Margherita fu schiavizzata e uccisa»

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

acciaierie scianatico

Sulla condanna all’ex compagno della vittima Ignazio Piumelli di Molfetta

Martedì 25 Ottobre 2022, 13:11

13:14

BARI - Avrebbe «esercitato su Margherita poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà, riservandole un trattamento paragonabile a quello del padrone nei confronti dello schiavo». Così la Corte di Assise descrive il rapporto tra il pregiudicato 53enne di Molfetta Ignazio Piumelli e la ex compagna, la 50enne di origini polacche Zlezak Malgorzata, detta Margherita. I resti della donna furono trovati scheletriti nel maggio 2017 nelle ex acciaierie Scianatico nel quartiere Libertà, circa cinque anni dopo la data presunta della morte.

Nei mesi scorsi i giudici hanno condannato Piumelli alla pena di 14 anni e 6 mesi di reclusione per riduzione in schiavitù e vilipendio di cadavere, assolvendolo con formula dubitativa dal più grave reato di omicidio volontario. Non sarebbe stata provata con assoluta certezza, cioè, la morte violenta. La donna potrebbe essere deceduta per cause naturali e successivamente «sepolta» sotto assi e cassette di legno, a formare una bara. Sulla parete bianca di fronte a questo sepolcro improvvisato gli investigatori trovarono una scritta con pennarello nero «Tu muori qua». Un rapporto, quello tra i due, «che di sentimentale non aveva nulla - si legge nelle motivazioni della sentenza - , posto che si basava sulla paura, oltre ad essere tormentato e burrascoso», con la donna «totalmente sottomessa e ridotta a mera res».

Stando alle indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm Gaetano de Bari, l’uomo avrebbe picchiato la compagna per mesi, trascinandola da un dormitorio all’altro, fino a seppellirne il cadavere all’interno di una vecchia fabbrica abbandonata di Bari, tentando anche un depistaggio sulle indagini per giustificare con amici e conoscenti la scomparsa Margherita, dicendo che la donna era tornata in Polonia dalla famiglia.

«La relazione tra i due - scrivono i giudici motivando la condanna - era connotata in termini di violenza fisica e psichica ai danni della donna, attesa l’indole oltremodo gelosa, possessiva e violenta dell’uomo». Nel corso del processo sono stati sentiti come testimoni i volontari delle comunità che i due frequentavano e altri senza fissa dimora che avevano conosciuto la coppia nei dormitori e nelle mense della città. Tutti hanno raccontato che Piumelli «era molto possessivo, al punto che se Margherita si avvicinava a qualcuno per parlare, lui la portava in disparte e la massacrava». Qualcuno ha riferito che soffriva di una «gelosia delirante», arrivando a «diventare una bestia». Nella sentenza viene ripercorsa la «escalation di violenza» che l’imputato avrebbe usato nei confronti della vittima negli ultimi mesi di vita e «i tentativi, purtroppo vani, della donna di sottrarsi allo stato di segregazione in cui Piumelli la costringeva». Una sera, ha raccontato un’altra testimone, «Margherita aveva detto che il compagno la voleva uccidere». Poco prima di essere uccisa aveva anche denunciato che lui la maltrattava, «quando gli aveva detto che era intenzionata ad interrompere la relazione, lui - ricostruiscono i giudici - l’aveva picchiata selvaggiamente con calci e pugni e con tutto ciò che gli era capitato a tiro, prima di allontanarsi ubriaco chiudendola a chiave per l’ennesima volta». Un’altra volta l’aveva picchiata con una sedia, usando il filo per stendere il bucato per frustarla su spalle e fianchi, fino a farla finire in ospedale. La ex, anche lei sentita durante le indagini e il processo di primo grado, lo ha definito un «mostro» per le sue «condotte possessive, violente e aggressive».

Piumelli, difeso dall’avvocato Alessandra Tamburrano, è in carcere per il delitto nel dicembre 2019, sette anni dopo la morte della donna, che risalirebbe al luglio 2012. La difesa ha già presentato appello, che sarà discusso dinanzi alla Corte di Assise di Appello nell’aprile prossimo.

[isabella maselli]

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