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Bari, la figlia si laurea, il papà assiste online dal carcere

 
Barbara Minafra

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Barbara Minafra

Bari, la figlia si laurea, il papà assiste online dal carcere

Una cerimonia emozionante e importante perché dimostra i passi avanti di progresso e tecnologia

Giovedì 06 Ottobre 2022, 12:37

La sua tesi di laurea si concentrava sull’importanza delle relazioni familiari connesse alle condizioni di detenzione delle persone ristrette ma la miglior dimostrazione è arrivata al momento della discussione e della proclamazione: ad ascoltarla, ad osservarla orgoglioso durante l’esposizione, c’era anche il suo papà, collegato online dal carcere.

Una neo dottoressa dell’Università di Bari ha completato il percorso accademico chiedendo ed ottenendo che il padre, ristretto un penitenziario italiano, potesse partecipare alla seduta di laurea. E così è stato: ha potuto presenziare collegandosi con l’aula Don Tonino Bello del Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia e Comunicazione.

A presiedere la commissione la prof.ssa Loredana Perla, direttrice del Dipartimento Forpsicom. Con lei i docenti Armando Saponaro, relatore della tesi, e Pasquale Musso con l’ausilio di Giustina Caprioli dell’U.O. Didattica e servizi agli studenti del Dipartimento e alcuni referenti dell’Amministrazione penitenziaria.

Una cerimonia emozionante ma soprattutto importante perché dimostra quanti passi in avanti si possono fare.

«Quando dietro ad un detenuto si chiudono le porte del carcere, al di fuori rimangono gli affetti. Le conseguenze dell’esecuzione penale – si legge in una nota dell’Ateneo - non si riversano, infatti, esclusivamente sul soggetto condannato o sottoposto a misure cautelari, ma riguardano indirettamente anche i familiari. Il tema del rapporto genitoriale in carcere, si presta ad essere esaminato sotto una pluralità di profili: dal diritto della persona, benché ristretta, a non essere lesa nella sua dignità e genitorialità, al diritto dei figli a conservare un rapporto con il genitore recluso, all’importanza, anche ai fini rieducativi e riabilitativi, nonché in prospettiva del loro reinserimento sociale, che soggetti, uomini e donne, ristretti in carcere continuino a percepirsi e ad essere vissuti come padri, madri, ma anche fratelli, sorelle, zii, nonni e si diano loro concrete opportunità di continuare a vivere ed esercitare tali ruoli».

L’iniziativa si è potuta realizzare nell’ambito delle articolate attività promosse dal gruppo di lavoro per le azioni progettuali tra Università di Bari «Aldo Moro» e Amministrazioni penitenziarie e grazie alla sinergia messa in campo con Magistratura di sorveglianza, operatori penitenziari e direzione della struttura penitenziaria in cui è detenuto il papà della studentessa. Il gruppo di lavoro coordinato dal prof. Ignazio Grattagliano si occupa anche di favorire l’inclusione nella vita universitaria di persone detenute attraverso seminari tenuti in carcere, ricerche e studi sul mondo penitenziario, iscrizione di detenuti a corsi universitari Uniba, attività seminariali per universitari che si preparano a professionalità che hanno a che fare con il mondo penitenziario (magistratura, avvocatura, forze di polizia, mondo socio-sanitario ed assistenziale).

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