BARI - Si sono finti turisti, bagnanti, clienti. Per due mesi hanno girato in incognito per lidi privati, acquapark e alberghi da Molfetta a Monopoli passando per Bari. E dopo il primo sopralluogo in incognito, per memorizzare volti, abitudini, situazioni, sono scattati i controlli. Sono gli uomini della task force istituita dal Comando Provinciale Carabinieri di Bari che in questa prima estate «covid free» hanno controllato decine di strutture, tra stabilimenti balneari, villaggi, ristoranti, bar, campeggi, discoteche, agriturismo e B&B con lo scopo di «contrastare fenomeni connessi con il sovraffollamento delle strutture ricettive per accertare - spiega il Comando provinciale in una nota - la regolarità delle condizioni di esercizio delle attività: dai rapporti di impiego dei dipendenti, al rispetto delle norme igienico sanitarie e alla somministrazione di alimenti e bevande».
Prima dell’estate, le associazioni di categoria avevano lanciato l’allarme per la stagione turistica. Dai lavapiatti ai camerieri, dai bagnini ai cuochi, manca il personale. Tutta colpa del reddito di cittadinanza, a detta di molti.
L’operazione, coordinata dal Comando provinciale è stata condotta dell’Arma territoriale e da Carabinieri specializzati del Nucleo Ispettorato del Lavoro e del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità. Nel corso di 8 distinte ispezioni, hanno riscontrato violazioni sia in materia di lavoro e legislazione sociale sia in quella igienico-sanitaria. I gestori e responsabili delle strutture non in regola sono stati con denunciati a piede libero (12 persone complessivamente) e contravvenzioni per un totale di circa 221 mila euro. A queste si sono aggiunte contestazioni di sanzioni amministrative per circa 132 mila euro.
Più nel dettaglio, durante il controllo a 4 stabilimenti balneari, tra Molfetta, Bari e Monopoli, i carabinieri hanno denunciato a piede libero i rispettivi proprietari, contestando loro diverse violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, tra cui anche l’impiego di diversi lavoratori in nero più il mancato rispetto dei requisiti generali in materia di igiene, come la mancata tracciabilità degli alimenti (dalla raccolta fino al consumatore finale, passando per i trasformatori e distributori) serviti ai clienti. In questo caso, i Carabinieri hanno proceduto al sequestro di circa 200 chili di prodotti lattiero caseari privi di etichettatura.
Nel corso dell’attività è stato denunciato a piede libero anche il legale rappresentante di un villaggio turistico dove i militari, oltre a identificare tre minori impiegati in nero, hanno trovato un deposito per alimenti con evidenti carenze strutturali e privo di documentazione sanitaria e sequestrato circa 45 chili di prodotti ittici non tracciabili. «Nella circostanza - puntualizzano i militari - sono state contestate sanzioni amministrativamente per circa 13 mila euro e ammende per circa 36 mila euro.
I controlli hanno interessato anche alcuni agriturismi e B&B. In provincia sono stati deferiti 4 persone, in qualità di soci amministratori di un agriturismo per aver omesso, tra l’altro, di informare i lavoratori sui rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro connessi con l’attività di impresa, di redigere il documento di valutazioni e rischi e di predisporre idonea procedura di autocontrollo per la preparazione di prodotti confezionati in proprio.