I lavori del Nodo ferroviario di Bari non devono essere bloccati. Il Consiglio di Stato (quarta sezione) ha accolto i due appelli presentati da Rfi e Regione contro l’ordinanza del Tar di Bari che ha sospeso l’autorizzazione paesaggistica al progetto da 390 milioni (finanziato in parte con fondi del Pnrr).
I giudici di Palazzo spada (presidente Luca Lamberti) hanno respinto “integralmente” il ricorso di primo grado presentato da proprietari delle aree di Lama San Giorgio e da un comitato ambientalista composto dalle stesse persone (i giudici lo hanno infatti ritenuto non legittimato). Significa che il cantiere può riprendere senza alcuna limitazione. «L'interesse alla prosecuzione della procedura» di variante al tracciato della linea ferroviaria Bari-Lecce, 10 km sul tratto Bari centrale-Torre a Mare, il cosiddetto progetto del 'nodo ferroviariò da 204 milioni di euro, infrastruttura strategica approvata con delibera Cipe nel 2012 e poi inserita nel Pnrr, «è da ritenere prevalente, considerato che l’interesse privato è di tipo proprietario, non tocca altri valori costituzionali e riguarda terreni già occupati». Nel procedimento amministrativo di secondo grado si sono costituiti, al fianco di Rfi proponendo un appello incidentale, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, i Ministeri della cultura, delle infrastrutture, della transizione ecologica e della difesa, la Soprintendenza speciale al Pnrr e il Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica. A sostegno della tesi degli ambientalisti si è invece costituito, fin dal procedimento di primo grado, il Comune di Noicattaro.