Le porte del Cinema Abc di Bari, nel quartiere San Cataldo, a due passi dal faro, sono chiuse dal 26 gennaio scorso, ma non se n’è accorto nessuno. Non un post accorato di denuncia, nessuna levata di scudi, neanche l’ombra di petizioni on line, questa volta, per impedire che la storica sala cinematografica d’essai cessasse le attività.
Eppure, dopo la programmazione del film «Ero in guerra ma non lo sapevo», nell’ultimo weekend di gennaio, il cinema ha chiuso. Il motivo è facile da intuire in questo periodo di crisi profonda per il cinema italiano: l’Abc è in rosso perché non riesce a coprire le spese con la vendita dei biglietti delle proiezioni. Pochissimi spettatori in sala, nonostante le belle premesse dello scorso autunno, quando la sala riaprì i battenti dopo la chiusura che fece tanto discutere avvenuta ad aprile 2019.
A raccontarlo alla «Gazzetta» è il presidente di Anec e Agis di Puglia e Basilicata, Giulio Dilonardo, essendo il Cinema Abc- Centro di cultura cinematografica (presieduto da Claudio Valente), controllato appunto dalle due associazioni di categoria. «Il sistema va riformato e il primo a farne le spese è stato l’Abc», spiega Dilonardo, che è anche vicepresidente Anec nazionale e l’altro giorno ha partecipato alla conferenza stampa nel corso della quale ha posto l’accento sull’immobilismo istituzionale che sta compromettendo la sopravvivenza delle sale cinematografiche italiane.
«Si continua a usare il “tax credit” per finanziare le produzioni cinematografiche – continua Dilonardo – ma queste non finiscono in esclusiva nelle sale, anzi, le produzioni sia nazionali che internazionali dopo un paio di giorni di programmazione nei cinema finiscono già sulle piattaforme, il che ovviamente genera un disorientamento diffuso nel pubblico».
Il nodo sta proprio qui quindi, nella migrazione sulle piattaforme digitali di film che vi approdano dopo un brevissimo passaggio nelle sale cinematografiche. «Ero in guerra ma non lo sapevo», per esempio, è già disponibile su Raiplay, ed emblematico, in proposito, è stato l’ultimo film di Paolo Sorrentino, «È stata la mano di Dio», candidato agli Oscar 2022, visionabile da quasi subito su Netflix. Quindi perché gli spettatori dovrebbero andare al cinema soprattutto in questo strascico di pandemia, quando ancora bisogna indossare obbligatoriamente le mascherine all’interno della sala, e invece può tranquillamente godersi lo spettacolo nell’intimità e nella piena libertà di casa propria?
È questa è stata la sorte che ha colpito il cinema Abc, dove tra l’altro ha inciso anche il caro energia. Il presidente Dilonardo però precisa: «L’Abc ha cessato le proiezioni della programmazione ordinaria, ma è aperto alle collaborazioni per organizzare eventi o rassegne e si continua a progettare per il futuro. Tra l’altro il periodo travagliato che sta attraversando l’Apulia Film Commission non aiuta il comparto. Infatti abbiamo avuto anche contatti con le istituzioni locali, ma misure di sostegno adeguate non sono arrivate, anche se sono convinto che sia del tutto inutile dare sostegno a strutture che non vengono tutelate per l’esclusiva del prodotto. Sarebbero soldi sprecati».
Il cinema Abc non è soltanto una sala d’essai e un fondamentale presidio culturale del territorio (come se questo non bastasse già), ma ha anche un imponente Archivio (per il quale è in corso la verifica da parte della Soprintenza per la sussistenza delle caratteristiche di “archivio storico”) che raccoglie rarissimi film in pellicola, i cinegiornali dell’Istituto Luce, manifesti dagli Anni ’40 ai giorni nostri.