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Uffici trasformati in case: il Comune di Bari dice stop. Decaro contro la Regione

 
Ninni Perchiazzi

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Ninni Perchiazzi

Uffici trasformati in case: il Comune di Bari dice stop. Decaro contro la Regione

La giunta ha approvato una norma che ammette il cambio di destinazione d’uso a residenza solo per il patrimonio edilizio già esistente

Martedì 22 Febbraio 2022, 14:19

Uffici trasformati in appartamenti, arriva lo stop di Palazzo di Città. Il Comune prova a neutralizzare le novità introdotte dal Consiglio regionale della Puglia (a fine 2021) che di fatto avallerebbero un’invasione di cemento in città. Adesso, la palla passa al consiglio comunale chiamato ad approvare il provvedimento appena sdoganato dalla giunta.

In pratica è uno stop ai furbetti del cambio di destinazione d’uso, che avrebbe finito di inondare di nuove case una città che ha perso ben diecimila abitanti negli ultimi anni. «Ci siamo accorti che c’è una norma che sta per essere corretta, che permette di fare il cambio destinazione d’uso nelle lottizzazioni convenzionate passando da terziario a residenza ovvero trasformare gli uffici in appartamenti. Sono i casi consentiti dall’articolo 39, che stabilisce la possibilità di costruire uffici fino al 50%, poi devi fare residenza», spiega il sindaco Antonio Decaro. «I consiglieri regionali, anziché fare emendamenti che spuntano di notte, dovrebbero rapportarsi con i sindaci, che sono chiamati a gestire lo sviluppo del territorio», aggiunge.

Sembra una di quelle classiche situazioni in cui la mano destra non non sa cosa fa la mano sinistra.
«Ci troviamo però da un lato a dover rincorrere il tema del piano casa, reiterato nuovamente. Da un certo punto di vista è andato anche bene perché ci ha consentito di ridurre il consumo di suolo e di operare operazioni di ricucitura di alcuni quartieri, penso al San Paolo, a Santa Rita, al Libertà. Adesso però abbiamo tamponato gli effetti negativi di questo provvedimento, per esempio escludendo alcune zone come la zona industriale, dove non è possibile trasformare immobili in appartamenti».

Il problema del piano casa però è il fenomeno la monetizzazione degli standard, che di fatto ha portato a più di una stortura.
«Noi abbiamo detto basta. La norma doveva valere solo per il 2009, ma è stata reiterata per così tanti anni (ben 12, ndr.) che rischiava di far perdere gli standard urbanistici minimi ai territori interessati. Lo abbiamo quindi tolto dalle zone industriali, artigianali, dalle zone dove possiamo andare sotto i cosiddetti standard ma soprattutto da ben 300 immobili. In tal modo lo abbiamo tamponato».

Arriviamo quindi alla delibera appena approvata dalla giunta.
«A Bari però sembra ci sia un interpretazione un po’ particolare della norma. Sì costruisce il residenziale fino al 50%, mentre per gli uffici poi si vede. E qui entra in gioco il famoso emendamento regionale, che consentirebbe di trasformare la parte destinata ad uffici in residenza, anche se questi ultimi non gli ancora costruiti. In città abbiamo lottizzazioni in corso che prevedono uffici per 630mila metri cubi».

Cosa potrebbe succedere quindi?
«Appena passa l’emendamento i costruttori possono trasformare gli uffici in residenze. dal punto di vista urbanistico è un danno che ci porteremmo per tutta la vita».

Facciamo qualche calcolo.
«Creare volumetrie per 630mila metri cubi significa creare un danno enorme alla città dal punto di vista degli standard urbanistici, perché stiamo parlando di 120mila metri quadri di standard che verrebbero a mancare. Ovvero avremmo case senza servizi. Noi con questa delibera di giunta blocchiamo il cambio di destinazione d’uso alle lottizzazioni presentate entro il 2015. Quindi mentre noi facciamo una riduzione di volumetria, ci troviamo di fronte a una situazione che rischia di stravolgere la città e la sua impostazione urbanistica».

Sindaco, lei parla del Pug come se fosse già attuato, ma una gestazione di nove anni sembra un pizzico lunga.
«Abbiamo dovuto rivederlo su scala metropolitana e poi stiamo provvedendo a fare le cosiddette perequazioni che rappresentano una novità. Ma sono davvero complicate. La perequazione è la possibilità di trasferire una volumetria da un’area edificabile ad un’altra area edificabile, anche se a destinazione diversa. Abbiamo dovuto chiudere tutti i piani particolareggiati precedenti o stiamo per farlo (Loseto, Santo Spirito, Torre a Mare e Macchie. In realtà con alcune azioni abbiamo già anticipato il nuovo piano regolatore, da costasud alla Rossani, al nodo verde di Fuksas, eliminando numerose volumetrie. In ogni caso stiamo andando avanti con il piano regolatore e con l’adeguamento al Pttr che vede una riduzione sostanziale della volumetria, fino anche al 50%».

Eppure alcune storture del piano casa sono evidenti,
«In alcuni casi ci sono state delle ricuciture urbanistiche, che hanno permesso di risparmiare suolo, mentre in altri casi, l’aumento del carico urbanistico residenziale, come in via Fanelli ha peggiorato la situazione dove alcune villette, dove vive una famiglia, hanno dato vita a dei piccoli palazzi dovete ce ne sono dieci».

Proprio in via Fanelli si sono saturati gli spazi tra le abitazioni.
«Ne abbiamo bloccati più di uno, chiedendo il rispetto degli standard urbanistici, tra servizi, parcheggi e scuole».

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