BARI - Si sarebbe fatto corrompere con due confezione di sei bottiglie di vino della cantina «L'Amarone del Cà di Frati» del valore minimo di 250 euro l’una un colonnello della Guardia di finanza in servizio al comando generale di Roma, A. M., agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Bari su presunte frodi fiscali e riciclaggio da parte di aziende consorziate nel settore della commercializzazione delle carni con sedi in diverse città italiane, che ha portato oggi alla esecuzione di 75 misure cautelari. L'ufficiale, nel novembre 2017, si sarebbe «messo a disposizione dell’allora indagato Francesco Giordano (imprenditore finito in carcere, ndr), fornendo informazioni su indagini e accertamenti sul suo conto». Si sarebbe anche reso «disponibile ad agevolarlo nell’esportazione di valuta per importi superiori a quello consentito di 10 mila euro in futuri viaggi in paesi europei».
M. è anche accusato di accesso abusivo al sistema informatico del ministero dell’Interno, dell’Agenzia delle entrate e della stessa Guardia di finanza per accedere illecitamente alle segnalazioni per operazioni sospette e alle informazioni relative alle violazioni in materia di esportazione di valuta. Nelle 1.300 pagine dell’ordinanza cautelare, ci sono nomi di personaggi di spicco della criminalità organizzata barese, come Emanuele Sicolo, noto come «il killer» del clan Parisi, ma anche riferimenti a magistrati coinvolti in altre vicende giudiziarie, come l’ex procuratore di Trani e Taranto Carlo Maria Capristo e l'ex gip di Bari Giuseppe De Benedictis.
I DETTAGLI - L’avvocato barese Fabio Mesto, agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda su un presunto sistema di frodi fiscali e riciclaggio che ha portato a 75 misure cautelari, «intessendo rapporti con alcuni pregiudicati di conclamato spessore criminale, stava provando ad inserirsi nel business del traffico internazionale di stupefacenti». E’ uno dei particolari che emergono dagli atti dell’indagine. Mesto, ricostruisce il gip, si sarebbe «reso disponibile a reperire mezzi e persone per il trasporto via mare di droga, concorrendo alla pianificazione delle relative, necessarie modalità operative (logistica degli sbarchi, caratteristiche delle imbarcazioni, reperimento di scafisti, possibili introiti per l’intermediazione)».
«Di assoluta gravità - si legge ancora nell’ordinanza - il progetto, condiviso da Mesto con Pierdomenico Bisceglie (altro avvocato interdetto, ndr), di distruggere l’immagine professionale di un magistrato addetto alla Procura di Trani, attraverso esposti anonimi a contenuto calunniatorio, per accusarlo di aver intascato denaro in cambio dell’adozione di determinati provvedimenti, allo scopo di provocare indagini nei suoi confronti e la conseguente azione disciplinare». «Sai che cosa facciamo adesso? - dice Mesto in una intercettazione - Una bella denuncia, una dozzina di lettere anonime fatte da diverse parti, mi segui? Dove praticamente diremo che lei (giudice) prende moneta, prende moneta, la devono sospendere obbligatorio, così la mandiamo, ora la dobbiamo fare e la mettiamo a dormire (giudice), mi segui cosa dobbiamo fare?».