Nonostante il termine di 90 giorni per l’adeguamento delle reti idriche «non sia stato rispettato», gli interventi urgenti effettuati tra dicembre e inizio marzo hanno fatto cessare la situazione di emergenza. E così, sia pure con il parere contrario della Procura di Bari, il gip Giuseppe De Benedictis ha revocato il sequestro dei padiglioni Asclepios e Chini del Policlinico, cui erano stati apposti i sigilli il 23 novembre 2020 nell’ambito dell’inchiesta sulla legionella.
Nel provvedimento notificato ieri il gip ha preso atto del fatto che il «Chini» è ormai utilizzato solo per gli ambulatori, mentre per Asclepios ha valorizzato «le misure di contrasto poste in essere in breve tempo dal commissario straordinario», Vitangelo Dattoli ritenendole sufficienti in attesa che «vengano eseguiti i lavori di adeguamento». Dattoli ha riorganizzato il sistema di controlli interno, prevedendo campionamenti periodici sulla rete dai quali emerge, al momento, che il batterio killer è tornato sotto controllo.
Il procuratore aggiunto Alessio Coccioli e il pm Grazia Errede contestano al dg Giovanni Migliore, all’ex ds Matilde Carlucci, al direttore amministrativo Tiziana Dimatteo e al capo degli appalti, Claudio Forte, l’omissione di atti di ufficio in termini di mancata bonifica dei due reparti che avrebbe causato quattro decessi tra 2018 e 2020. Impostazione che il Riesame ha bocciato, revocando l’interdizione dei manager: la Procura ha presentato ricorso per Cassazione. Ma intanto, secondo il gip, gli interventi di urgenza (iperclorazione, manutenzione straordinaria) fanno sì che la permanenza del reato omissivo originario «allo stato sembri essersi arrestata»: «Nessun dubbio, dunque, che nel caso di specie siano stati se non eliminati, quanto meno attenuati tutti gli estremi del periculum in mora» che giustificava il sequestro.
Il gip ha tuttavia lanciato un avvertimento al dg Migliore: «Va da sé, ovviamente, che se le attività di controllo e monitoraggio di recente predisposte non dovessero proseguire in maniera stabile e continuativa o, peggio, se i lavori di adeguamento della rete non dovessero essere conclusi nei tempi stimati dall’Area tecnica (circa 130 giorni, ndr) ed iniziare, tenuto conto della complessità di indire una gara, in tempi ragionevoli, nulla impedirà di procedere ad un nuovo sequestro dei due padiglioni che, in questo caso, non potrà più ottenere, come in precedenza, la facoltà d’uso». Ieri il gip ha anche disposto la restituzione agli indagati della copia forense dei cellulari, dopo che il Riesame (su ricorso dell’avvocato Michele Laforgia per Carlucci) aveva annullato a dicembre il decreto di sequestro probatorio dei telefonini ritenendolo «esplorativo».