Domenica 07 Settembre 2025 | 07:01

Addio Cassa Prestanza a Bari, solo briciole ai creditori

 
Giovanni Longo (foto Luca Turi)

Reporter:

Giovanni Longo (foto Luca Turi)

Addio Cassa Prestanza, briciole ai creditori

foto Luca Turi

Via libera del Tribunale al piano di liquidazione dell'ente

Mercoledì 10 Marzo 2021, 10:22

12:07

Cala il sipario su Cassa Prestanza schiacciata sotto il peso di un patrimonio negativo di 17,2 milioni di euro e di debiti per oltre 20 milioni di euro. Gli iscritti, ex ed attuali dipendenti comunali, dovranno accontentarsi di una percentuale del 15% del loro credito, dato l’attivo che si aggira sui 3,5 milioni di euro e che servirà a soddisfare prima i creditori in prededuzione. Si può sintetizzare così il provvedimento con il quale nei giorni scorsi la quarta sezione civile del Tribunale di Bari, la Fallimentare, ha detto sì alla procedura di sovraindebitamento chiesta dalla Cassa, ente fondato nel lontano 1924 e che per quasi un secolo ha erogato ai propri iscritti prestazioni integrative di carattere previdenziale, quali il premio di buonuscita, prestazioni assistenziali e ricreative.


La procedura di volontaria giurisdizione, ricordiamo, è riservata a privati o ad associazioni non riconosciute come Cassa Prestanza soffocati dai debiti e consiste nella liquidazione dell’attivo. Tra gli effetti secondari non di poco conto, anche lo stop ai contenziosi pendenti, in questo caso oltre 70 giudizi avviati da parte di complessivi 300 iscritti che chiedono la condanna dell’Istituto al pagamento delle buonuscite, assorbiti nella procedura per la composizione della crisi che ricorda per certi aspetti una procedura concorsuale.


Rinominata nel 1957 «Cassa di previdenza, sovvenzioni ed assistenza tra dipendenti comunali», ente autonomo rispetto al Comune, per decenni ha erogato ai propri iscritti prestazioni integrative, attingendo da un grande salvadanaio riempito con un contributo straordinario erogato dal Comune, e con i contributi degli iscritti in percentuale rispetto alla retribuzione. Qualcosa si inceppa intorno al 2014. Lo squilibrio tra entrate ed uscite si aggrava anche perché il Comune, a seguito dei dubbi di legittimità espressi dalla Corte dei Conti, fa dietrofront, non versando più il contributo annuo di quasi mezzo milione di euro. La miscela diventa esplosiva perché in contemporanea diminuiscono i contributi degli iscritti e aumentano le prestazioni. Il dado è tratto al punto che la Cassa viene messa in liquidazione. Da un lato le proteste degli iscritti che chiedono l'intervento del Comune, dall’altro i libri in tribunale dell'ente autonomo rispetto a Palazzo di Città. Patrocinata dall’avvocato Elio Vulpis, la Cassa chiede l’ammissione alla procedura di sovrindebitamento e liquidazione del patrimonio. «Ad oggi la Cassa versa in una condizione di insolvenza e di impossibilità di ripristino dell’equilibrio economico, patrimoniale e finanziario, in assenza di forme contributive straordinarie, diverse ed ulteriori rispetto a quelle statutariamente previste a carico degli iscritti, non previste né prevedibili», si legge nel ricorso. Il Tribunale nomina il professor Francesco Campobasso per «attestare» il «piano di rientro» elaborato dalla Cassa.


Lunghi mesi di studio e approfondimenti si chiudono con un giudizio positivo. Via libera dai giudici alla proposta di soddisfare integralmente i creditori prededucibili e quelli chirografari nella misura del 15,23%. Così, nei giorni scorsi, il giudice Nicola Magaletti ha nominato i due liquidatori, l’avvocato Pino Pepe e il commercialista Sebastiano Panebianco, che si occuperanno della difficoltosa redazione dello stato passivo della Cassa per effetto del nutrito contenzioso in atto e della liquidazione del patrimonio per ripartirlo tra i creditori, quelli in prededuzione e quelli chirografari, cioè gli iscritti alla Cassa.

«La più significativa delle passività - annota nella sua relazione il commercialista Campobasso - resta il “fondo passività potenziali premi di buonuscita personale cessato”, pari a complessivi 11.561.026 euro, che accoglie il debito verso i 474 soci cessati dal servizio per premi di buonuscita maturati, al netto delle anticipazioni di 852.232.94 euro corrisposte ai 109 iscritti cessati fino al mese di maggio 2018». Quanto alle cause del dissesto, nella relazione ci si sofferma anche su ciò che la Cassa negli anni, forse, avrebbe dovuto fare e non ha fatto. Insomma, «non emerge alcuna valutazione previsionale in merito alle prestazioni da erogare anno per anno e dalla correlativa sostenibilità finanziaria della Cassa, né risulta che siano stati approntati un piano di investimento delle proprie disponibilità ovvero anche un meccanismo di salvaguardia in caso di default». Per il professionista, un «epilogo ineluttabile della gestione di una struttura che, invece, avrebbe richiesto da tempo un'attività di pianificazione manageriale, verosimilmente», va anche detto «estranea alle funzioni di coloro che, per spirito associativo, hanno prestato la loro opera e le loro energie (e, in ogni caso, da costoro verosimilmente non esigibile)».


Ma «nonostante le criticità innanzi indicate - conclude la relazione - non vi sono, tuttavia, allo stato, motivi oggettivi tali da indurre il sottoscritto a ritenere che le ipotesi di realizzo prospettate dalla Cassa nella domanda di liquidazione non siano ragionevoli o non permettano, in via prognostica, l’esecuzione della liquidazione nei termini dalla stessa indicati». Di qui la «ragionevole fattibilità del piano su cui si basa la proposta di liquidazione del patrimonio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)