BARI - Impazza il totoministri. La formula su cui starebbe puntando Mario Draghi sarebbe quella del modello Ciampi, con pochi ministri «tecnici» di alto profilo ad affiancare il premier sui dossier più delicati, come l'economia, la giustizia e forse anche la sanità, ma in Consiglio dei ministri i rappresentanti (magari anche i leader) di tutti i partiti. Solo al secondo giro di consultazioni l’ex presidente Bce potrebbe scoprire le sue carte.
Un governo di tutti - senza Fdi e forse un pezzo di sinistra - sarebbe la risposta più corale possibile all'appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presenza di parte del M5s ma soprattutto della Lega è ancora un'incognita.
Ma tra i partiti si diffonde la convinzione che il governo non sarà solo tecnico. Certo, comporre tutti i desiderata non è facile. Il Pd vorrebbe una maggioranza Ursula, senza Lega e Fdi. La Lega auspica forte discontinuità con il Conte bis, il che vorrebbe dire fuori i ministri uscenti (e il premier). Il M5s vuole garanzie sui suoi temi e i suoi ministri. Forza Italia chiede rassicurazioni sul futuro Guardasigilli. A dare carta bianca sono +Europa e Azione, che si candidano a fare i pasdaran «draghiani».
La maggioranza potrebbe prendere forma nel secondo giro di consultazioni. Potrebbe essere quello il momento in cui emergeranno anche con più chiarezza i profili dei ministri. Per ora ci si affida solo a ipotesi e rumors, ci si interroga se Draghi al dunque farà la sua lista o chiederà ai gruppi di indicare rose di nomi.
All'Economia, c'è chi accredita l'ipotesi che il premier tenga l'interim, ma viene considerato più probabile che scelga un tecnico di sua fiducia come Daniele Franco o Luigi Federico Signorini (Bankitalia), Daniele Scannapieco (Bei), mentre vengono considerate in ribasso le quotazioni dell'uscente Roberto Gualtieri.
Alla giustizia continua a farsi il nome di Marta Cartabia o Paola Severino. Un tecnico come Ilaria Capua potrebbe andare alla sanità, dove però non è esclusa la conferma di Roberto Speranza, mentre smentisce l’ipotesi che lo riguarda, Andrea Crisanti, che aveva fatto parte del comitato scientifico del Veneto durante il primo lockdown. All'Interno Luciana Lamorgese potrebbe restare, anche se su quel ministero pesa l'incognita Lega. Carlo Cottarelli potrebbe entrare in squadra così come la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni.
Quanto ai politici, Nicola Zingaretti non sembra escludere del tutto un suo ingresso, se Draghi glielo chiederà. Per ora lo smentisce, ma non viene escluso, anche Giuseppe Conte, che con il suo sostegno sposta il M5s. Potrebbe essere confermato per il M5s Luigi Di Maio e per il Pd Lorenzo Guerini, Dario Franceschini o Andrea Orlando se Zingaretti decidesse di no.
Matteo Renzi ai suoi esclude di essere interessato, potrebbe indicare Ettore Rosato o Maria Elena Boschi.
Per Fi Antonio Tajani. Per la Lega, naturalmente, Giancarlo Giorgetti o un tecnico d'area. I desiderata dei partiti rischiano però di scontrarsi con i piani del premier incaricato, mentre il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, esponente del Pd, conferma di aver chiesto a Draghi di pensare a un ministero delle Autonomie locali da affidare al presidente Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro: «La vera rivoluzione parte dai Comuni e questo Governo può essere una grande opportunità. Antonio Decaro è stato votato all’unanimità alla presidenza dell’Anci e porterebbe nel Governo le istanze del territorio e dei Comuni ed è la persona giusta per ricoprire il ruolo di Ministro delle autonomie locali».