Sabato 06 Settembre 2025 | 09:10

Bari, legionella al Policlinico, oggi l’appello: Migliore e Carlucci chiedono di rientrare

 
Massimiliano Scagliarini

Reporter:

Massimiliano Scagliarini

Bari, legionella al Policlinico, oggi l’appello: Migliore e Carlucci chiedono di rientrare

Intanto l’ospedale si prepara a chiedere il dissequestro dei reparti

Giovedì 28 Gennaio 2021, 14:47

BARI - Il Policlinico di Bari è pronto a chiedere il dissequestro dei padiglioni Chini e Asclepios cui la Procura ha fatto mettere i sigilli a novembre (con facoltà d’uso) a causa della presenza di legionella: il batterio killer che - secondo una inchiesta dei Nas - avrebbe causato il decesso di quattro pazienti.

E proprio oggi il Tribunale del Riesame discuterà gli appelli presentati dai manager dell’ospedale, il direttore generale Giovanni Migliore, il direttore sanitario Matilde Carlucci e il responsabile tecnico Claudio Forte, che il 7 dicembre proprio per questa storia sono stati interdetti per tre mesi dal gip Giuseppe De Benedictis.

Una vicenda complicata, perché anche la Procura (la pm Grazia Errede e il procuratore aggiunto Alessio Coccioli) ha presentato appello chiedendo di prorogare l’interdizione a un anno, o comunque ad almeno 6 mesi: nella motivazione dell’ordinanza del gip, dice l’accusa, sono indicati proprio 6 mesi che poi sono diventati tre nel dispositivo. Tutto questo proprio mentre il Policlinico, con il parere favorevole del gip, a metà gennaio ha provveduto agli spostamenti dei reparti dai due plessi sequestrati: i trasferimenti servono appunto a poter effettuare i lavori di ristrutturazione delle reti idriche interne e di conseguente bonifica. Lavori che, a quanto si apprende, potrebbero non essere brevi dovendo durare almeno fino a giugno.

Oggi andrà dunque in scena una battaglia di carte, perché le difese dei manager ritengono assolutamente non fondata l’accusa di aver scientemente rifiutato di mettere in atto le misure necessarie a bonificare i reparti dalla legionella, causando così il decesso di quattro pazienti. Né le linee guida nazionali né quelle della Regione, ha scritto nel ricorso l’avvocato Michele Laforgia per la dottoressa Carlucci, «prescrivono la chiusura dei reparti ospedalieri, tantomeno in presenza di un solo caso nosocomiale e di una fonte d’ispezione sospetta».

L’utilizzo della monoclorammina, suggerita dal consulente tecnico della Procura (che lavora - fa notare la difesa della Carlucci - per una ditta che commercializza proprio quel prodotto), non può essere ritenuto una soluzione al problema perché si tratta di una sostanza «considerata sperimentale in Italia per la possibilità di generare nitrosammine cancerogene». Ma l’accusa è di parere opposto. E sostiene che in due anni dal primo decesso non sia stato fatto nulla. E che non possano essere i manager indagati a gestire la partita delle bonifiche.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)